Intervenuto alla Bobo Tv, Lele Adani, ex difensore e oggi commentatore, ha parlato così della conquista dello scudetto da parte dell'Inter: "Per me la chiave è la connessione Lukaku-Conte: il belga è il leader carismatico, senza di lui non sarebbe funzionata l'idea del calcio, non sarebbe stata così redditizia. Da lì partono situazioni che hanno fatto la differenza nel percorso. Il momento chiave è stato il 14 febbraio, il compleanno di Christian Eriksen: è stato messo titolare nel nuovo corso dell'Inter e al centro del progetto non per prova ma per stima. Anche Conte ha rivisto la sua visione, ha messo Perisic ed Eriksen: quella partita è la chiave. L'Inter è stata diversa da quel momento: Eriksen non è stato libero di giocare, ma è entrato nell'idea adattandosi ed è stato decisivo. Il calcio vive di ingiustizie: ma a volte c'è la cosa giusta, e non è un caso che il gol scudetto l'ha fatto Eriksen a Crotone.
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Adani: “Lukaku-Conte la chiave scudetto. Inter, calcio moderno: ma in Europa basta?”
L'analisi del commentatore: "In Champions l'Inter deve migliorare la tecnica, il coraggio, il ritmo: in Champions hai un margine del 5%, non del 30"
Nell'analisi nostra, che siamo per il calcio del 2021, l'Inter nella sua metà campo costruisce di più di tutte, anche del Sassuolo: coinvolge tutti i giocatori, progressivamente fa più passaggi che si completano con Lukaku. Lui è quello che completa più passaggi consecutivi nel campionato: quel gioco favorisce Lukaku, ma noi siamo per quel gioco lì. L'idea sfocia a Lukaku o ad Hakimi in profondità o sui piedi di Eriksen a sinistra. Noi siamo per questo gioco. Poi lascia la palla all'avversario perché nei 30 metri dell'Inter solo un pallone su 10 entra nell'area: quindi si sente sicura. In Italia va bene quel gioco, può bastare: nel calo degli altri tu sei costante. L'opinione varia in Europa.
Mourinho aveva una super squadra, in Italia basta per vincere: però in Premier League puoi arrivare terzo o quarto. L'Inter di Mourinho poi ha vinto in un certo modo e poi ha vinto. Questo scudetto di Conte è il più difficile, non aveva la squadra più forte: quelli che si complimentano per Barella, Sensi e Bastoni, devono ricordarsi che sono diventati giocatori così perché Conte dopo Dortmund ha detto la verità ma che ci avrebbe lavorato. C'è un lavoro dietro: se guardi il biennio, che comincia coi due anni di Spalletti, Conte ha fatto cose importanti. In Italia quel lavoro va bene, ora ha gli obiettivi di confermarsi in Italia e fare molto meglio in Europa.
In Champions l'Inter deve migliorare la tecnica, il coraggio, il ritmo: in Champions hai un margine del 5%, non del 30. Conte ha le idee per uscire da dietro, ma in Champions il margine di errore è ridotto. Se vuoi andare avanti ci vuole più ritmo, meno attesa e più tecnica. Se tu ti metti dietro, le squadre forti sanno come attaccarti. Darmian? Tutti sono importanti in una vittoria così schiacciante, lui è un ricambio che quando è entrato ha fatto bene: è funzionale. Non vince mai solo la squadra o solo l'idea: vince la fusione di queste due cose. Sanchez ed Eriksen dovevano adattarsi, poi hanno messo la loro differenza. Conte fa un calcio moderno, la fase di possesso è molto credibile ed esteticamente bella: il gol di Lautaro nel derby è meraviglioso, così come Lukaku a Bologna. L'analisi è chiedersi se basta".
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