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Adani: “In RAI c’è rispetto per l’opinione libera. Il mio no all’Inter nel 2014…”

Adani: “In RAI c’è rispetto per l’opinione libera. Il mio no all’Inter nel 2014…”

Intervistato da Repubblica, Daniele Adani ha parlato così del suo approdo in Rai a 90° minuto dopo l'addio con Sky

Matteo Pifferi

Intervistato da Repubblica, Daniele Adani ha parlato così del suo approdo in Rai a 90° minuto.

Daniele Adani, domenica debutterà come commentatore a 90° minuto. Il direttore di Rai Sport, Bulbarelli, l’ha presentata come i grandi colpi di mercato.

«Con me sono stati bravissimi sotto l’aspetto umano. Mentre scendevo i gradini di Wembley, pochi minuti dopo aver annunciato che quella sarebbe stata l’ultima telecronaca con Sky, ho ricevuto il loro primo messaggio. Sono stati discreti, mi hanno permesso di riflettere, senza mettermi pressioni, infatti entro a campionato iniziato. Ma tutto questo per me ha un grande valore».

Lei è il simbolo di una ricerca diversa del linguaggio, nella narrazione calcistica. La Rai rappresenta invece la tradizione: come si mescolano questi mondi?

«Io lo trovo magico. Si uniscono col tempo, ma non è solo il linguaggio del calcio, è la vita che è cambiata. Per meritarti di connettere la gente col mondo del calcio giocato, devi evolverti: io non ho mai cercato consensi, ho sempre cercato di essere interessante e credibile. E la Rai va in questa direzione, con un grande rispetto per l’opinione libera. Se parli per avere consensi la gente lo capisce e ti abbandona. La Rai ha un valore incredibile, perché è di tutti».

A distanza di due mesi ha capito perché è finita con Sky?

«Non dovete chiederlo a me. Ma non è un problema, mi hanno scritto in tantissimi, ho tanti amici lì, tecnici, persone in redazione, ragazzi che incroci nei corridoi. Sky mi ha permesso per anni di raccontare il calcio, ore è tempo di farlo in Rai».

In passato ha anche rinunciato a lavorare con Mancini all'Inter.

«Sì, nel 2014, per la parola data all’emittente. E ora siamo ancora più amici col Mancio. Anche all’Europeo l’ho sentito tre, quattro volte al giorno».

È davvero cambiato il modo di parlare di sport?

«Basta uscire per rendersene conto. L’attenzione va meritata. Usciamo dagli uffici, giriamo per strada».

Con Vieri ha inaugurato la BoboTv su Twitch: è il futuro?

«Chiediamoci perché i ragazzi si rifugino su piattaforme così: dobbiamo saper parlare a 60enni e 20enni, la gente non aspetta altro che innamorarsi del calcio».

Non è vero quindi che i giovani guardano solo gli highlights?

«Giocando tanto l’attesa non è più frenetica. Ma la Nazionale in estate ha dimostrato che la passione l’abbiamo ancora, e non solo perché abbiamo vinto: la passione della gente nelle tre gare a Roma sarebbe rimasta comunque».

Intanto vedere le partite è sempre più difficile.

«Il calcio nasce tra la gente, deve essere accessibile a tutti: una famiglia, per un abbonamento al calcio in tv, deve rinunciare a due cene fuori ogni mese. Quel valore va restituito con rispetto: abbiamo visto cosa voglia dire vivere il calcio senza pubblico. Il silenzio durante la partita ti addormenta. Prendete il gol di El Shaarawy al Sassuolo: sarebbe stato lo stesso, senza tifosi?».

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