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Addio ad Angelillo. L’angelo dei record, campione dalla faccia sporca

L'ex centravantI dell'Inter è scomparso. Ha giocato anche per Roma e Milan

Andrea Della Sala

E' scomparso un grande ex giocatore dell'Inter, Antonio Valenti Angelillo. Aveva ottant’anni e da tempo aveva scelto il silenzio, insieme con la quiete della Toscana, terra di buen ritiro. La sua carriera fu splendida, il suo record di gol, 33 nei tornei a diciotto squadre, resta imbattuto. Angelillo è stato un centravanti, un grande centravanti per necessità e scelta di Guillermo Stabile allenatore che lo spostò da mezzala dieci metri più avanti. Il tiro era potente, la stazza anche, la tecnica elegante, pennellate di calcio sulla segatura di San Siro. Lo scovò, quando aveva quattordici anni, Anibal “Gordo” Diaz e lo portò all’Arsenal di Lavallol.

Era al Boca, Antonio Valentin, quando Angelo Moratti decise di portarlo in Italia, coprendo di novantacinque milioni il club bairense. Il trasloco in Italia gli creò un grosso problema, infatti saltò il servizio militare proprio nel periodo caldo della “Revolucion Libertadora” e venne, dunque, ritenuto un disertore. Per vent’anni non gli fu più permesso di mettere piede in Patria al punto che nel Sessanta suo padre, sul punto di morte, venne trasferito a Montevideo, in Uruguay, così da permettere al figlio di incontrarlo. Quell’Argentina degli angeli dalla faccia sporca avrebbe potuto vincere il mondiale in Svezia se il governo e la federazione non avessero deciso di troncare i rapporti con gli “esuli”, Maschio al Bologna, Antonio all’Inter, Omar alla Juventus. Il trio si completava a meraviglia, la geometria, la potenza, la perfidia tecnica. Angelillo giocò undici partite segnando undici gol con la maglia albiceleste, prima del gran rifiuto federale. Furono anni belli e di scoperte perAntonio Valentin aMilano, anche se Moratti passò un periodo di incertezze, confidando agli amici che forse gli avevano spedito il fratello del fenomeno argentino. Il grande presidente decise di dare una sveglia al ragazzo frastornato dalle nebbie. La delega fu affidata ad Enea Masiero e a Livio Fongaro, sodali di pensione, che portarono a spasso Antonio per la città, il Duomo, il Castello Sforzesco, i Navigli, infine il tabarin, come venivano chiamati i locali notturni dell’epoca. Qui, alla Porta d’oro, nel sito di piazza Diaz, lo stesso cognome di Anibal “Gordo” lo scopritore, Antonio Valentin incontrò la bionda soubrette Ilya Lopez, al secolo Tironi Attilia, la quale si prese cura di quel bel fusto con i baffetti appena disegnati sul viso e l’aria un po’ spaesata.

L’amore portò Angelillo a segnare quei 33 gol famosi, dunque la storiella che fosse confuso e distratto dalla relazione regge il tempo di un tango. In verità, due anni dopo, si appalesò a Milano Helenio Herrera che fece intendere subito di non quagliare molto con il ragazzo. Angelillo, capitano di quell’Inter non riuscì a conquistare titoli, scudetti e coppe e venne venduto alla Roma con una clausola contrattuale a lui sconosciuta:il club giallorosso si impegnava a non cederlo al Milan, alla Juventus e al Napoli. Angelillo lasciò l’Inter su volere di Allodi che aveva preso dal Barcellona Luis Miramontes Suarez, l’argentino si congedò dopo 127 partite e 77 gol. A Roma, con la presenza di “Piedone”Manfredini, arretrò a trequartista, segnando 41 reti in 150 partite, conquistando la coppa delle Fiere e la coppa Italia. La Roma poi non rispettò la clausola cedendo Antonio al Milan, una sola stagione, tre gol su ventuno partite e cessione al Lecco. Tornò al Milan per vincere, finalmente, lo scudetto, come partecipante. Da oriundo lucano Antonio vestì anchelamaglia della nazionale italiana, dove si trovò a fianco Josè Altafini e Omar Sivori, anch’essi oriundi, in azzurro due presenze e un gol, asterischi a margine. Le sue doti tecniche non vennero messe al servizio di alcun club, dopo il ritiro provò la panchina in serieminori e, da osservatore, portò all’Inter Javier Zanetti. Da tempo aveva preferito il silenzio, lamalattia infine lo ha portato via alla sua famiglia. Altri argentini stanno spopolando sui nostri prati di football. Antonio Valentin “Angheligio” ha fatto la storia e in questa va conservato con rispetto massimo.

(il Giornale)

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