L’anno in cui il Mago lascia la Spagna. “Ad un casello dell’Autosole incontra Angelo Moratti, presidente dell’Inter. Helenio parla bene e affascina il patron. «Qua la mano, lei è dei nostri». Herrera è un ciclone, rompe subito tutti gli schemi. È un Mago, dice qualcuno: «Ma va’, è soltanto uno stregone». L’Inter, dove il pupillo di tutti è Antonio Valentin Angelillo, non lo convince e dice a Moratti: «Presidente, alla squadra manca il ritmo». Angelo Moratti sorride: «Qual è il problema? Il ritmo lo trovi lei, io voglio lo scudetto». L’allenatore-mago è sereno: «Lo vinceremo, sono abituato a vincere». E aggiunge: «Però voglio Luis Suarez. Costa un po’ di soldi. Ma, mi creda, con lui vinceremo»”.
Suarez passa all’Inter nel 1961 per 25 milioni di pesetas, 300 milioni di lire, un record per la storia nerazzurra e per il calcio dei favolosi anni Sessanta.
Si mette al centro dell’Inter, lancia Mazzola e Jair, copre la difesa. Picchi applaude e gli fa gli inchini: «Luis, sei il nostro cuore». Luis è spiritoso, ironico, riservato (anche nei sentimenti), ma ha la battuta pronta. Non solo in campo. Silenzioso, lavora e costruisce la squadra dei sogni. La sua Inter diventerà la Grande Inter. Quella che comincia con Sarti-Burgnich-Facchetti e prosegue con molto altro ancora e vince e vince. Il Mago dirà: «Ah, che squadra, che giocatori. Molte pedine importanti, ma Suarez era quella importantissima». Luis e altri dieci. El arquitecto.
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