Il ricordo de' La Gazzetta dello Sport dell'ex calciatore spagnolo dell'Inter, scomparso ieri all'età di 88 anni
El arquitecto” del calcio. L’architetto, direttore d’orchestra. Così Alfredo Di Stefano definì Luisito Suarez, che ieri si è spento all’età di 88 anni. “Lui è uomo di calcio, è la classe, ha l’anima del futebol. Luis è una stella e brillerà per sempre”.
Fu proprio Luis con l’Inter di Helenio Herrera a spegnere la stella di quel Real Madrid, al Prater di Vienna nel 1964, portando a casa la Coppa dei campioni. Prima il Deportivo La Corona e il Barcellona a 18 anni, con cui conquisterà il Pallone d’Oro nel 1960.
L’anno in cui il Mago lascia la Spagna. “Ad un casello dell’Autosole incontra Angelo Moratti, presidente dell’Inter. Helenio parla bene e affascina il patron. «Qua la mano, lei è dei nostri». Herrera è un ciclone, rompe subito tutti gli schemi. È un Mago, dice qualcuno: «Ma va’, è soltanto uno stregone». L’Inter, dove il pupillo di tutti è Antonio Valentin Angelillo, non lo convince e dice a Moratti: «Presidente, alla squadra manca il ritmo». Angelo Moratti sorride: «Qual è il problema? Il ritmo lo trovi lei, io voglio lo scudetto». L’allenatore-mago è sereno: «Lo vinceremo, sono abituato a vincere». E aggiunge: «Però voglio Luis Suarez. Costa un po’ di soldi. Ma, mi creda, con lui vinceremo»”.
Suarez passa all’Inter nel 1961 per 25 milioni di pesetas, 300 milioni di lire, un record per la storia nerazzurra e per il calcio dei favolosi anni Sessanta.