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Adriano: “Amo l’Inter, mi ha reso Imperatore. Derby del cuore? Risposta facile”

Matteo Pifferi Redattore 
Adriano aggiunge: "Lautaro è un centravanti illuminato, Barella e Bastoni sono fortissimi. E Inzaghi è ispirato"

Intervistato da La Gazzetta dello Sport in vista del derby contro il Milan, Adriano ha parlato così dell'Inter:

«Lo ammetto, non riesco a vedere tutte le partite. Mi capita di guardarne qualcuna con i miei amici e ho sempre un po’ di ansia: mi sale quasi la voglia di scendere in campo. L’Inter è in una fase storica molto positiva, ha raggiunto un grande livello da tempo. Non si è fermata neanche dopo aver vinto, anzi ha la capacità di rivincere in Italia. E di provarci anche in Champions».

Le manca un po’ questa elettricità da derby?

«San Siro pieno, l’attesa, la battaglia in campo: questa è una partita semplicemente incredibile. Magica. E pure imprevedibile perché, lo sapete, può sempre succedere di tutto. L’ultimo derby che ho vissuto dal vivo era nell’aprile 2022, lo stadio aveva finalmente riaperto ai tifosi dopo la pandemia. È stato là che ho capito quanto sia forte questa nuova generazione di interisti, da Barella a Bastoni: hanno tantissima grinta, voglia di vincere. E poi c’è un allenatore ispirato che li guida».

Restando in attacco, invece, i gol che faceva lei adesso dovrebbe farli Lautaro...

«Su Lautaro non c’è bisogno di commentare troppo: è un centravanti “illuminato”. Ma tutti gli attaccanti sanno colpire, a partire da Thuram: l’Inter davanti fa male, Inzaghi ha creato una squadra potente ed efficace».

A proposito, ha visto Thuram questa estate? La considera un idolo e ha indossato una 10 nerazzurra con scritto “Adriano”.


«Non ho visto, ma è bello essere l’ispirazione di un attaccante così importante. Io ho giocato contro suo papà – che difensore! – e ora gli auguro di segnare ancora a lungo per la mia Inter».

Qual è il derby che porta più nel cuore?

«Semplice, il 3-2 del dicembre 2005: lo ricorderanno tutti i tifosi. Stavo davvero bene, avevo una grande intesa con Martins. Ricordo tutto, il rigore segnato, la punizione da cui è nato il gol di Oba-Oba e poi il colpo di testa della vittoria alla fine. Eravamo arrabbiati perché aveva pareggiato il Milan, poi Veron va a battere l’angolo e... il resto lo sapete. Mentre lo racconto, ho i brividi, quasi risento l’urlo di San Siro».

L’emozione di oggi, invece, è tutta per la partita di addio.

«Non vedo l’ora, davvero. Anche se ho smesso da qualche anno, avevo bisogno di mettere un punto alla mia carriera e salutare i vecchi amici. Lo dovevo a tutti quelli che mi hanno voluto bene e continuano a volermene».

Ma che partita sarà?

«Sta organizzando tutto la mia manager Renata Battaglia assieme alla società MTR7. Vi do appuntamento al Maracanà il 15 dicembre. Ci saranno compagni dell’Inter e del Flamengo: io giocherò un tempo con una squadra e uno con l’altra».

Chi questi compagni?

«La lista degli invitati è pronta, ma non posso rivelarla... Anzi, voglio fare un nome, in rappresentanza di tutti i campioni con cui ho giocato: Javier Zanetti, il capitano».

A distanza di così tanti anni, c’è ancora l’Inter di mezzo: è davvero amore, allora?

«L’Inter mi ha “consacrato” Imperatore. Non è abbastanza? (se la ride, ndr) Sono sempre stato trattato come un figlio da tutti, sia dal club che dalla gente. A Milano ho lasciato ricordi dolorosi, ma anche tanti belli, anzi meravigliosi. Posso solo dire una cosa: io l’Inter la adoro, la adorerò sempre. E la tifo, contro il Milan e contro tutte le altre squadre».

E allora chi lo vince il derby?

«Nonostante tutti dicano che noi siamo favoriti, non bisogna mollare. Potrà pure essere in difficoltà, però il Milan è pericoloso. Ma l’Inter è sempre... l’Inter».