Del 'nuovo' centrocampo dell'Inter e della scelta di puntare su Calhanoglu in regia ha parlato il giornalista Stefano Agresti a La Gazzetta dello Sport:
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Agresti: “Calhanoglu-Mkhitaryan, l’arma segreta dell’Inter. E quando rientra Brozovic…”
La nuova Inter - quella che ha vinto sette partite su otto, battendo anche l’imbattibile Napoli - ha un’anima che a volte viene un po’ trascurata, schiacciata com’è tra le attenzioni che vengono inevitabilmente riservate agli attaccanti (Lukaku, Lautaro, ora Dzeko) e quelle che riguardano alcuni difensori al centro di vicende di mercato (Skriniar su tutti). Quest’anima speciale e nascosta, meritevole di maggiore considerazione da parte di tutti coloro che seguono i nerazzurri, ha i volti e i piedi di due centrocampisti: Calhanoglu e Mkhitaryan.
Calhanoglu e Mkhitaryan hanno molte doti poco comuni, che si possono racchiudere in una parola: la completezza. Sanno fare quasi tutto, e quasi tutto bene. Hanno tecnica indiscutibile, ma la mettono al servizio della squadra con notevole spirito di sacrificio. Quindi corrono e rincorrono, due gesti che non sono scontati per chi potrebbe farsi notare anche solo con il tocco, il tiro, la giocata. Danno equilibrio, si impegnano perfino nel contrasto. Sono simili? Abbastanza, di sicuro non sono così diversi da formare una coppia in modo naturale. È quasi automatico, ad esempio, che Barella si integri con il turco oppure con l’armeno, perché è diverso, è altro. Eppure quei due riescono a non essere alternativi, bensì complementari. Al punto che l’Inter, grazie a loro, è riuscita a fare a meno di Brozovic, ex insostituibile, addirittura dalla metà di settembre. È stato in quel momento di grande difficoltà, mentre tutto sembrava sul punto di sfumare, che Inzaghi ha trovato l’assetto: Calhanoglu in regia, Mkhitaryan a fargli gioco accanto, quasi un doppio regista. Sono arrivate così la qualificazione agli ottavi di Champions e le sette vittorie in campionato.
Calhanoglu e Mkhitaryan sono talenti puri, due predestinati. Con la maturità hanno aggiunto alle qualità innate una duttilità tattica che in precedenza non avevano. Così l’armeno nella scorsa stagione è riuscito a giocare da centrocampista centrale nella Roma senza che la squadra di Mourinho perdesse equilibrio. E il turco, trequartista nel Milan post-Covid, si è preso l’Inter prima da interno e adesso da regista. Quando rientrerà Brozovic, Inzaghi avrà una soluzione in più. Ma adesso, anche senza di lui, può progettare con fiducia la rimonta scudetto. Perché ha attaccanti fortissimi, difensori ambiti da tanti, un uomo squadra come Barella. Ma anche perché, là in mezzo, ha un’anima nuova.
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