Le Istituzioni e i Club si stanno rendendo conto che la difficoltà d’inserimento di un singolo atleta può incidere in maniera determinante sul risultato del gruppo che, oggi più di ieri, influisce sul risultato economico del Club. È un dato ormai acquisito che una condizione di “malessere” in un atleta di alto livello accresce il numero di errori tecnici e di giocate “perse”; diminuisce efficienza ed efficacia dei gesti tecnici; peggiora o rallenta le abilità di decision-making; influenza negativamente la visione periferica e la “lettura del gioco”; aumenta persino il numero di infortuni subìti. Di contro, è ormai acclarato che ogni calciatore (come e più di ogni lavoratore) esprime il massimo delle sue potenzialità in un ambiente “positivo”, che lo gratifica, con dirigenti e compagni di squadra che lo apprezzano e con uno staff tecnico che ne intuisce e ne valorizza le inclinazioni.Obiettivo di questo convegno è quello di provare ad affrontare questa complessa ed inedita tematica da differenti prospettive di analisi. Evidenziare l’importanza del “fattore umano” e “ambientale” sui risultati sportivi del singolo e della squadra nonché sulla performance economica dell’azienda sportiva.
(LaPresse)
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