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Il discorso giovani sta a cuore ad Albertini, e a tutta la Figc. "La Spagna ha un progetto sportivo di lungo termine - sottolinea - Sentivo ieri la storia di Fabian Ruiz: 'sparito' con Luis Enrique, richiamato da de la Fuente che lo aveva avuto alle giovanili. E' il segno di un percorso che continua". E l'Italia? "Dal 2010, con Sacchi e Viscidi, si è lavorato sulle nazionali giovanili. I risultati in 15 anni sono chiari: siamo saliti vertiginosamente nei ranking giovanili, abbiamo disputato cinque finali vincendone due, gli Europei U.17 e U.19. Siamo vicecampioni del mondo U.20. Il luogo comune che l'Italia non ha né talenti né insegnanti è presto smentito".
Poi, c'è il dopo. "Ho giocato e vinto con con i tre olandesi, con Weah e Savicevic - ricorda Albertini -, lungi da me ogni contrarietà agli stranieri: ma è un dato oggettivo che sono sempre meno i giocatori italiani, o meglio convocabili, impiegati nei campionati. Come anche - conclude - che giocano tanti stranieri ai quali i nostri non hanno nulla da invidiare; eppure le regole Ue sono le stesse, da noi e in Spagna. E' vero che nessuno può obbligare un imprenditore privato ad acquistare o meno un giocatore, ma nessuno gli vieta di far giocare un italiano di talento. La Spagna, i suoi li ha valorizzati".
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