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«Sala ha pensato che la cosa potesse essere rinviata sine die. Ogni decisione, lo dice l’etimologia, significa “cedo, taglio“ e quindi scontento qualcuno. Se da sindaco avessi seguito questi contrasti i grattacieli di Porta Nuova non sarebbero mai nati. Ripeto che se sei attendista finisci bollito come la rana. Non voglio attribuire al povero Sala questa stangata della soprintendenza, peraltro incomprensibile, non so cosa ci sia da salvaguardare a San Siro come peraltro al carcere di San Vittore, ma temo che sarà una tragedia».
«Le squadre hanno detto dall’inizio che il Meazza non andava più bene e hanno proposto l’unica cosa sensata, raderlo al suolo e farne uno nuovo bellissimo, il progetto della “Cattedrale“ sì sarebbe stato un’opera da tutelare. E in più avrebbero portato 1,5 miliardi di fondi privati per riqualificare tutta quell’area desolata. Che resterà com’è. Lo stadio senza il calcio sarà un rudere, non ci saranno le risorse sufficienti per mantenerlo, e ci sarà qualche concerto ma quante volte all’anno vengono Springsteen o Madonna, personaggi in grado di riempirlo? Un danno enorme per la città e per il Comune».
«I verdi talebani devono essere tenuti lontani dalle decisioni, sono involutive e danneggiano la città. Poi, mi ripeto, se un’amministrazione è determinata e ha gli argomenti seri per fare le cose la soprintendenza abbozza. A noi non hanno bloccato il restauro della Scala e la trasformazione di 11 milioni di metri quadri della città. Erano giuste e c’era la volontà sicura e la capacità di affrontare l’impietoso calvario del confronto con i dissidenti e decidere. Qualsiasi leader democratico deve farlo se accetta la responsabilità che gli viene conferita».
(Il Giornale)
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