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Alessio: “Conte-Inter? Non mi stupisce abbia vinto. Futuro? Questo il suo sogno”

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Le parole dell'ex assistente di Conte: "Se scegli Antonio, sai che devi dargli carta bianca, altrimenti, si creano problemi. Marotta lo conosce"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Sportweek, Angelo Alessio, ex assistente di Antonio Conte, ha parlato così del tecnico dell'Inter, svelando anche qualche retroscena: "Vederlo piangere è un episodio rarissimo, direi unico. Lo conosco da una vita e mi creda, è capitato solo una volta. Ai tempi della Juventus, nel 2012, eravamo a Pechino per la Supercoppa vinta ai supplementari contro il Napoli: entrambi squalificati per la vicenda calcioscommesse, nel momento in cui arrivammo allo stadio con la squadra ci vietarono di seguirla negli spogliatoi. Ci ritrovammo in una stanza, da soli, in attesa di essere accompagnati in tribuna: ricordo il grande silenzio, sembrava ci fossimo persi. E proprio lì, Antonio pianse".

Alessio, come spiega quello sfogo?

"Antonio è un uomo dai valori forti, in quel periodo l’opinione pubblica mise in dubbio la persona: eravamo su tutte le prime pagine dei giornali, da innocenti. In quell’istante, non potendo seguire i ragazzi, si sentì smarrito. Il periodo della squalifica fu il peggiore: ci sentivamo impotenti, non potevamo fare nulla. Ci macchiarono di un reato grave, non commesso: certe ferite non si rimargineranno mai".

Ora facciamoci una risata.

"Con Antonio andate sul sicuro. In panchina lo vedete tutti: dà il 100 per cento e pretende il massimo dai calciatori, dallo staff tecnico, dalla dirigenza, dai magazzinieri. Fuori è capace di farti morire dal ridere. E devo ammetterlo: nel tempo ha migliorato il proprio carattere".

In che senso?

"Prima faticava a sorridere e a sdrammatizzare. Per lavorare e andarci d’accordo devi conoscerlo e saperlo prendere, non è sempre facile. Ultimamente lo vedo sereno e allegro, con la battuta pronta anche quando va in tv. È decisamente cambiato".

La certezza di Conte.

"La famiglia, per distacco. È il suo mondo".

È vero che le diede del pazzo per non averlo seguito all’Inter?

"Decisi molto prima di continuare da solo, mai e poi mai si sarebbe permesso di darmi del pazzo: comprese la mia volontà, c’era l’ambizione di lavorare in autonomia. Il resto è una falsità".

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I flash storici.

"Ne scelgo tre: lo scudetto del 2012, a dir poco inaspettato, i 102 punti del 2014 e la Premier vinta con il Chelsea: parliamo del campionato più bello e complicato al mondo. Partimmo da outsider, dominammo dall’inizio. Fu una stagione indimenticabile, che per Conte rappresenta il salto di qualità: da ottimo allenatore diventò un top".

Poi, nel 2018, l’esonero.

"Il rapporto con Marina Granovskaia si incrinò. Se scegli Antonio, sai che devi dargli carta bianca, altrimenti, si creano problemi. Marotta lo conosce a memoria e questo lo sapeva: non mi sorprende che all’Inter abbia già vinto".

Poco dopo saltò tutto con il Real Madrid.

"Probabilmente c’erano diverse correnti di pensiero all’interno del club. In ogni caso, fummo a un passo dalla firma. Ovviamente l’avrei seguito".

Dove lo vedremo in futuro?

"Di certo ancora all’estero, ma sa qual è il suo sogno? Vincere la Champions League con una squadra italiana. Amico mio, te lo auguro di cuore".

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