LEGGI ANCHE
Diretto a chi?
“Alla gente, a Diego, ma anche a Lautaro stesso. Per dirgli che aveva la possibilità di cominciare a dimostrare che aveva tutte le carte in regola per essere il successore del Principe. Per me quel momento fu molto importante e voluto”.
Che rapporto aveva con loro due? Lautaro prese Diego come esempio fin da allora?
“Certamente. Io avevo un rapporto eccellente con entrambi, anche se andavano trattati in maniera differente. Milito era un giocatore fatto e finito, un campione, che stava per ritirarsi. Ero tanto contento di poter contare sul di uno come lui. Il Toro al contrario era un giovane che stava muovendo i suoi primi passi fra i grandi. Noi non dovevamo fare altro che agevolarlo”.
Come? Gli ha mai detto che avrebbe sfondato?
“Andava accompagnato, messo a suo agio. Era controproducente dirgli che sarebbe potuto essere il miglior attaccante del mondo. Piuttosto cercavo personalmente di consigliargli di continuare a fare ciò che stava facendo: lavorare, crescere ogni giorno, apprendere dai più esperti. Lo fece”.
Non rimase poi molto al Racing…
“No, infatti ha dimostrato di più in Europa che in Italia quanto vale: per come si è adattato così velocemente e come ha iniziato a rendere fin da subito in un club grande come l’Inter. Facendo gol a raffica”.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Inter senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con FC Inter 1908 per scoprire tutte le news di giornata sui nerazzurri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA