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Ancelotti “Moratti presidente con la P maiuscola. Nel ’95 mi chiamò e…”

Riccardo Fusato

L’attuale allenatore del Real Madrid, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, parla dell’addio di Moratti all’Inter e svela un curioso retroscena: “Era la primavera del 1995, lo ricordo bene. Io facevo l’assistente di...

L'attuale allenatore del Real Madrid, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, parla dell'addio di Moratti all'Inter e svela un curioso retroscena: "Era la primavera del 1995, lo ricordo bene. Io facevo l’assistente di Arrigo Sacchi in Nazionale. Avevo la testa piena di pressing, ripartenze e 4-4-2: studiavo calcio, guardavo partite su partite, tenevo lo score dei giocatori. Quando noi collaboratori avevamo un momento libero, Sacchi convocava una riunione a sorpresa. Non avevo ancora pensato a che cosa fare «da grande». Un giorno squilla il telefono: «Buongiorno, signor Ancelotti. Sono Massimo Moratti. Possiamo fare due chiacchiere?». Parlammo a lungo, lui era diventato da poco presidente dell’Inter: stava facendo sondaggi per la panchina. Io, milanista dentro, presi tempo, risposi che avrei dovuto sentire Sacchi, ascoltare il suo parere. Alla fine l’Inter confermò Ottavio Bianchi e io cominciai la mia carriera da allenatore alla guida della Reggiana, in Serie B. Chissà che cosa sarebbe successo se io e Moratti avessimo trovato l’accordo... Il Presidente, lo scrivo con la P maiuscola perché è il giusto riconoscimento a un uomo che tanto ha dato al calcio, è poi stato un avversario. Sempre leale, sempre corretto: un vero signore. Mai una polemica contro di me, mai una punzecchiatura, nonostante le numerose sfide tra il mio Milan e la sua Inter. I derby di San Siro li ricordo come momenti di correttezza e di sportività. E di questo clima si devono ringraziare le due società e i due presidenti. Moratti, negli anni, ha dimostrato il suo grande amore per l’Inter. Un presidente-tifoso, come era stato suo padre Angelo: senza esagerazioni e senza mai dimenticare che il calcio, in fondo, è un gioco.