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Angloma: “E’ stato importante giocare nell’Inter. In Coppa Uefa…”

Eva A. Provenzano

Il suo è un curriculum di tutto rispetto ha giocato in Francia nel Rennes, nel Lilla, nel Psg, nell’OM, in Spagna nel Valencia e in Italia, prima con la maglia del Torino, poi con quella dell’Inter per un anno...

Il suo è un curriculum di tutto rispetto ha giocato in Francia nel Rennes, nel Lilla, nel Psg, nell'OM, in Spagna nel Valencia e in Italia, prima con la maglia del Torino, poi con quella dell'Inter per un anno ('96-'97). Jocelyn Angloma ha parlato della sua storia e a proposito dell'esperienza italiana racconta: "Volevo rinnovare con il Marsiglia, ma il club mi aveva fatto sapere di non poter mantere i suoi impegni e così ho rinunciato e sono andato a giocare nel Toro. Era stato appena promosso in Serie A, ma era l'unica offerta reale che avevo. Là però avevo davanti giocatori come Papin, Desailly e Blanc Sauzée". 

 - Poi è arrivata la firma con l'Inter, è stato importante arrivare in un club così?

Sì, chiaramente. Soprattutto per la grande passione dei tifosi italiani. Il club aveva una grande esperienza anche se era da un po' che andava in cerca di un titolo. E poi ho giocato con gente come  Djorkaeff Zamorano, Winter, Ince, Zanetti, Bergomi e siamo stati tra le prime tre con Juve e Milan. 

- E' stato un anno in cui in Coppa Uefa avete eliminato Guingamp e Monaco e avete poi perso al Meazza contro lo Schalke04 ai rigori. Come hai vissuto quella stagione? 

E' stato un grande anno, ho giocato tanto. All'OM sentivo che non mi sarebbe mai successo nulla. Avevo i media dalla mia parte, mi esibivo in campo. Ero molto forte in quel momento. Roy Hodgson è stato criticato in quanto i risultati della squadra erano nella da metà classifica, è stata una stagione senza titoli e ha lasciato la squadra, ma non ha influenzato la mia scelta di lasciare Milano a fine anno. 

- E con Djorkaeff siete amici?

Mi è stato vicino perché parlavamo la stessa lingua, ma già a Torino avevo imparato l'italiano. Poi ci siamo persi di vista. Ogni tanto ci incontriamo a far serata a Milano, tutto normale, come nella settima della moda, ho fatto anche io la mia parte. 

- Poi sei andato al Valencia dove hai lavorato con Valdano, Ranieri e Héctor Cúper. Com'è stato il tuo rapporto con loro?

Devo dire che Valdano ha voluto a tutti i costi avermi. Questo mi ha sorpreso perché in Spagna non mi conoscevano molto. Ma mi piaceva quello che mi ha detto e sapeva che avevo esperienza ad alti livelli. Con l'arrivo di Ranieri è stata fatta una squadra competitiva ed abbiamo vinto il primo titolo, c'erano giocatori come Romário, Ariel Ortega ... Con Cuper è stato un duro lavoro. Lavoravamo tanto, soprattutto sulla difesa. Poi aveva doti di leadership, sapeva quello che voleva. Non scherzava troppo con noi, ma sapevamo come parlare di calcio. Era molto professionale e molto passionale.