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"Le parole con cui Amanda Staveley allontana l’interesse del fondo sovrano saudita per i club italiani fanno pensare. Staveley non parla a nome del fondo Pif (uno dei maggiori investitori al mondo) ma agli arabi ha appena fatto comprare il Newcastle e il suo giudizio rivela la percezione di debolezza che il nostro calcio trasmette ai capitali esteri". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito alla situazione del calcio italiano a partire dagli incassi da stadio, circa 14 mln in media contro i 38 della Premier League, i 29 della Liga e i 28 della Bundesliga. Discorso analogo per i diritti TV e i ricavi da sponsor, il cui confronto con Premier e Liga è decisamente pesante.
"Perché i club italiani attraggono investitori americani, più che arabi?", si domanda il CorSport. Ecco poi la risposta del quotidiano: "Occorre capire le diversità culturali e gli obiettivi che muovono il denaro. L’origine dei capitali Usa è un’economia fortemente competitiva: motore della ricchezza è il mercato che, nel secolo scorso, ha selezionato la corporation come l’organizzazione più efficiente per la creazione di valore. La trasparenza del più vasto circuito finanziario al mondo consente ai capitali di scegliere, tra innumerevoli opportunità di impiego, la combinazione ottimale di rischio e rendimento. La cultura dell’investimento è dominata dai ritorni di breve termine perché il capitale è una risorsa scarsa, ha un costo e va dunque remunerato", spiega il Corriere dello Sport che sottolinea come nel mondo arabo, invece, il costo del capitale è bassissimo e si guarda, quando si fanno investimenti, al lungo periodo e ciò ben si sposa con il mondo del calcio, passione che non è destinata a spegnersi.
"Gli americani scelgono club italiani perché attratti dalla dimensione contenuta dell’investimento: un medio club di Serie A vale poche decine di milioni mentre ne sono occorsi 400 al Pif per rilevare il Newcastle, oggi ultimo in Premier e basato in una delle città meno glamour del Regno Unito. Gli americani credono nella capacità di prendere un’azienda e ristrutturarla, cambiandone l’organizzazione, mentre gli arabi tendono a vedere stabili gli equilibri di mercato perché provengono da sistemi economici a bassa mobilità", continua poi il CorSport che rimarca come gli arabi vadano a cercare la tenuta del valore nel tempo, mentre gli americani puntano più su risultati economici positivi per monetizzare. "Non ultimo, gli arabi hanno forti restrizioni geopolitiche all’ingresso in Europa e Usa ma un’affinità col Regno Unito, di cui apprezzano l’apertura e la facilità del business. Non a caso, Londra è casa di capitali mediorientali mentre l’Italia, con le sue vischiosità e il peso eccessivo delle relazioni, presenta troppe barriere all’entrata", continua poi il quotidiano.
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