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Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Franco Arturi risponde a una tifosa nerazzurra preoccupata per il cambio del logo e del nome del club. Il giornalista risponde così: "Capisco però l’allarme di molti tifosi, che da anni sono colpiti da piccoli attentati alla riconoscibilità della propria squadra, a partire da seconde e terze maglie, spesso assurde. Il nome rimane sacro, coincide con l’identità, è intoccabile. Tutto è in trasformazione, anche se l’impulso a ritualizzare il passato è un fondamento della nostra umanità e pure del tifo calcistico. Qualcosa viaggia più velocemente di altro: per esempio, la proprietà straniera, cui lei accenna, è un fatto ormai digerito".
"Ma se ce l’avessero predetto anche solo vent’anni fa non ci avremmo creduto. Nostalgie delle proprietà autarchiche ce l’hanno solo i più datati fra di noi. Su questo versante, potremmo anzi concludere che l’interesse di magnati, società e fondi stranieri sono un segno di apprezzabile vitalità del calcio italiano o del singolo club. Alla fine le radici, quelle che non si possono tagliare senza condannare a morte l’albero, restano proprio il nome, i colori sociali e la città di nascita".
(Gazzetta dello Sport)
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