C’è qualcuno che assomiglia più di altri a mister Eriksson a livello di gestione del gruppo?
—“Dipende sempre dal carattere delle persone, dico Inzaghi perché è quello tra virgolette più tranquillo. Essendo scandinavo Eriksson aveva il suo modo di essere diverso dal nostro, meno focoso. Difficilmente lo vedevi arrabbiato, ma in realtà bruciava dentro senza farlo vedere all’esterno. Credo che Simone sia quello che gli assomiglia di più”.
Ci puoi raccontare un aneddoto di quella Lazio guidata da Eriksson?
—“Ricordo con piacere tante cose perché avevo un buon rapporto con lui e con lo staff, c’erano delle circostanze perché magari un allenatore da solo non riesce a percepire tutto il campo e il gioco. C’erano dei momenti e delle difficoltà che non percepiva e allora in panchina con i compagni e scherzando ci mettevamo a parlare della condizione fisica di questo o quell’altro giocatore perché poi lui si girava e ci chiedeva cosa avesse il nostro compagno. Da lì seguiva le sue condizioni e dopo qualche minuto prendeva la decisione più giusta. Anche in questo vedi il rapporto che c’era, si voleva tutti vincere insieme. Dove non arrivava lui magari gli davamo una mano noi giocatori, ma questo era lo spirito del mister che ci aveva inculcato e questo è bellissimo. Questo è il ricordo che ho più nitido di lui”.
(Fonte: TMW)
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