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Balotelli: “Gli arbitri italiani sono i migliori, dovrebbero solo capire che…”

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"Qui in Svizzera sono una catastrofe. Hanno fatto di quei disastri l’anno scorso, allucinanti", commenta Balotelli
Matteo Pifferi Redattore 

L'edizione odierna di Tuttosport condivide un'intervista di Gian Paolo Calvarese a Mario Balotelli. Tema della discussione, ovviamente, il mondo arbitrale:

«Avere gli occhi addosso di un arbitro da un certo punto di vista vuol dire essere corretti, ma dall’altro anche essere penalizzati: in campo molte scorrettezze non sono viste. E se sei nell’occhio del ciclone, e soprattutto osservato dall’arbitro, dal guardalinee, da fuori, da tutti... la prima cosa che fai è giallo, se non rosso. Magari prendi ventimila calci, non te li fischiano, e alla prima mezza reazione sei fuori perché comunque non gli scappa niente di quello che fai tu. O sei Messi, che prende ventisettemila calci a partita e non dice mai “A”. E ce n’è uno...».


Qual è l’arbitro che ti ha fatto arrabbiare di più?

«Qui in Svizzera sono una catastrofe. Mi dispiace per loro perché con alcuni ci parlo anche. Hanno fatto di quei disastri l’anno scorso, allucinanti».

Tu hai girato Inghilterra, Turchia, Francia...

«In Inghilterra non mi dispiacevano, hanno un modo di arbitrare più o meno uguale per tutti. C’era anche la prova tv, e quindi non si scappava e lasciavano correre molto. Più o meno le partite erano sempre uguali».

Invece i migliori secondo te?

«Italia, sono sincero».

Balotelli: “Gli arbitri italiani sono i migliori, dovrebbero solo capire che…”- immagine 2

Segniamolo! Appena torna a giocare in Italia...

«L’unica cosa che ho da rimproverare ad alcuni è che sarebbe bello avere una comunicazione: tante ammonizioni non ci sarebbero. Non vuol dire che ogni volta che c’è un fallo uno debba stare là... ma quando uno si scalda un attimo basta parlargli, e si calma. Se non si calma è giusto dargli il giallo».

Sono d’accordo, è il futuro. Entro i limiti ma condivido.

«Io più o meno in quasi tutta la partita sto zitto. Poi mi altero in quei dieci secondi in cui, secondo me, succede un’ingiustizia. Ma basta parlarmi e ci metto un secondo a calmarmi. Se l’arbitro poi non mi ascolta, gli parlo e si gira... Ma, a parte alcuni casi particolari, ho poco da lamentarmi degli arbitri italiani sinceramente»

Sono venuto a fare pace: ho portato la mia maglietta della partita. La firmo e te la lascio.

«Te ne dovrei dare una mia, te la mando».

Sono sincero, avevo portato anche i cartellini per ammonirti ma non me ne hai dato modo, sei stato bravissimo. In bocca al lupo!

«Crepi il lupo, grazie. Questi cartellini ti giuro li porto a mia mamma e le dico: “Mamma, guarda: quanti ne hai visti? Quanto mi hai insultato per questi?”».

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