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Bancarotta fraudolenta, Mancini assolto: “Sempre fiducioso nella giustizia”

Andrea Della Sala

Al tecnico nerazzurro era stata inflitta una condanna di tre anni e sei mesi di reclusione, ma poi è stato assolto

Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia su Roberto Mancini accusato di bancarotta fraudolenta (con la richiesta di 3 anni e mezzo di reclusione), ma poi il tecnico nerazzurro è stato assolto. Al termine di un processo condotto con rito abbreviato è emerso che Mancini non ha commesso alcun reato. Si è sempre dichiarato innocente, e aveva ragione: è stato assolto durante l'udienza preliminare dal gup di Roma, Paola Della Monica, a fronte di una richiesta di condanna pesante. Il pubblico ministero Stefano Fava aveva infatti sollecitato per lui 3 anni e 6 mesi di reclusione, per la bancarotta fraudolenta della società “Img Costruzioni”. La stessa contestazione era mossa ad altri imputati: l'imprenditore Marco Mezzaroma, che è stato rinviato a giudizio, e Roberto Gagliardi, avvocato. Anche quest’ultimo ha scelto di essere giudicato con un rito alternativo, ed è stato condannato a 3 anni. Per gli inquirenti, il legale avrebbe contribuito a distrarre fondi dalla Img che, fallendo, avrebbe rifocillato le casse di un'azienda in vigore riconducibile a lui, a Mancini e a Mezzaroma: la “Mastro srl”. A processo anche Umberto Lorenzini, 78 anni, considerato un prestanome. Sentenza di non luogo a procedere, invece, per Marco Spendolini, Paolo Togni e Frediano Gigli, accusati di riciclaggio. «È stata provata la piena insussistenza del reato di riciclaggio, come rappresentato sin dalle prime battute al pubblico ministero», ha dichiarato il difensore di Gigli, l'avvocato Luca Ripoli.

Secondo quanto si legge su Il Messaggero: "Per la Procura, la Img sarebbe stata utilizzata dagli imputati come strumento per creare liquidità in favore della Mastro. Nelle casse dell'azienda sarebbe stato scavato un buco da un milione e 900 mila euro, attraverso una sfilza di distrazioni patrimoniali avvenute tra il 2006 e il 2009. Il coinvolgimento dell'allenatore e dell'imprenditore sarebbe indiretto: nessuno dei due possiede azioni della ditta fallita. A detta degli inquirenti, però, l'impresa di cui detengono quote insieme a Gaglardi, tra il 2008 e il 2009, avrebbe versato circa 830mila euro alla Img e avrebbe ottenuto il vantaggio di diminuire l'imponibile su cui pagare le tasse. Lorenzini, amministratore delegato, invece, avrebbe nascosto al curatore le scritture relative all' azienda fallita e avrebbe omesso di depositare i bilanci dal 2004 al 2012. È il 24 gennaio del 2013 quando il tribunale dichiara il fallimento della “Img Costruzioni”. La società ha un debito d'imposta di oltre 400 mila euro e un passivo fiscale che sfiora i 2 milioni. I magistrati scoprono che l'amministratore dell'azienda, dal 2005, è un prestanome che, di fatto, sembra coprire Gagliardi, dominus dell'impresa. Dagli accertamenti della Finanza emerge altro: nel 2006, dai bilanci della Img sarebbero spariti 997mila euro. Secondo la pubblica accusa, gli imputati avrebbero distratto la somma attraverso un giro di fatturazioni scaturite da operazioni fittizie. Tra il 2007 e il 2008, invece, la Mastro avrebbe versato circa 838mila euro alla Img".

Roberto Mancini ha commentato così la sua assoluzione: «Sono stato sempre fiducioso nella giustizia. La sentenza di assoluzione mi restituisce serenità e tranquillità. Ringrazio i miei legali, il professor Carlo Longari e l'avvocato Silvia Fortini».

(Il Messaggero)