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Il giorno dopo la vittoria dell'Inter a San Siro contro la Roma, dalle colonne del Corriere dello Sport, Alessandro Barbano analizza la prestazione della squadra nerazzurra. "Chiamarsi Dzeko, o Zaniolo, suggerire con uno scatto un passaggio smarcante, con l’aspettativa fondata di giungere all’appuntamento con il pallone, o piuttosto con lo scoramento di chi sente in anticipo vano il suo sforzo. Chiamarsi Dzeko, o Zaniolo, e mostrare plasticamente quant’è diverso il destino di un attaccante che abbia alle spalle Brozovic, Barella e Perisic, o piuttosto Oliveira, Veretout e Karsdorp. Chiamarsi Dzeko, o Zaniolo, e raccontare l’autorevolezza dell’Inter e gli insormontabili limiti della Roma".
"Il quarto di Coppa che rilancia i nerazzurri è una Tac del divario che c’è tra la capolista e quasi tutte le altre, Milan compreso. Non è imbattibile, l’Inter, come dimostra il capitombolo di San Siro, e come confermano ieri i primi venti minuti della ripresa, quando la squadra si allunga oltre il dovuto, e i suoi meravigliosi corridori pagano il prezzo di qualche azzardo agonistico".
"Ma stavolta Inzaghi non fa l’errore di disarmare la mediana al sessantesimo, e la rete del centrocampo tiene il passo, disarticola la timida reazione romanista, e la spegne poi con la fionda di Sanchez. Al netto di questa intermittente fragilità, la capolista esprime una compattezza e accelerazioni che non hanno eguali in serie A. I primi dieci minuti della gara con la Roma ne sono un esempio. La squadra di Mou è ancora un’incompiuta e lo sarà fino a fine stagione, perché la diversa caratura tecnica dei giallorossi parla con linguaggi diversi, e spesso approda all’incomunicabilità".
(Corriere dello Sport)
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