L'analisi di Barbano, giornalista del Corriere dello Sport, su Fiorentina-Inter, match deciso dall'incornata di Lautaro
Alessandro Barbano, giornalista, è intervenuto sulle colonne del Corriere dello Sport per parlare di Fiorentina-Inter:
"Sì, c’è il rigore fallito da Gonzalez, ma si può forse dire che l’Inter e la Juve sono la stessa cosa? La risposta è no. Perché neanche la Fiorentina e l’Empoli sono la stessa cosa. Il pareggio subìto dai bianconeri e quello solo rischiato dai nerazzurri raccontano due dotazioni tecniche e agonistiche molto diverse. Quella di Inzaghi è di gran lunga la squadra più forte del campionato. Anche quando gioca senza il suo ispiratore, Calhanoglu, e senza il suo miglior incursore, Barella. Spaventosa in contropiede. Rapace sui calci piazzati grazie al fiuto finalizzatore di Lautaro, la cui vena quest’anno pare inesauribile. Impenetrabile nella sua retroguardia grazie ai suoi straordinari automatismi di raddoppio della marcatura, che hanno in Mkhitaryan l’uomo in più di questa squadra. L’armeno è un concentrato di intelligenza tattica, classe tecnica ed esperienza: vede con una frazione di secondo di anticipo ciò che sta accadendo, e giunge prima degli altri nel punto in cui il pallone arriverà. Quando quest’intuito lo esercita nella sua area di rigore, è capace di tirare d’impaccio la difesa con un tempismo straordinario. Povera Roma che se l’è lasciato scappare"
"La Fiorentina, dicevamo, non è l’Empoli. Ma una squadra che fa il calcio più globale e moderno che si vede in giro: perché declina il palleggio in verticalità, e lo fa con una velocità che non è solo una qualità dei singoli, ma la virtù di un gruppo che ha assimilato una varietà di schemi offensivi e li applica a memoria. Non basta. Perché davanti i viola sono spuntati. Nzola sta a Lautaro come un cavallo sta a un ronzino. Quanto a Beltran e Ikonè, che pure si fanno in quattro per smarcarsi e per smarcare, il loro rapporto con la porta è abitualmente conflittuale. Contro una difesa come quella dell’Inter, che ha preso solo 10 gol in 21 partite di campionato, il conflitto diventa idiosincrasia. La porta gli attaccanti viola non la vedono quasi mai, e quando pure gli accade di vederla, sono in ritardo. Il centravanti angolano si libera al tiro più volte, sfruttando la sua prestanza fisica nel proteggere il pallone, ma si fa murare sempre, per quel difetto di cattiveria che fa di un attaccante un vero bomber. Però la Fiorentina resta una squadra di vertice, capace di sviluppare una mole di gioco ricca e continua, fisicamente attrezzata per sopperire a qualche deficit tecnico, messa in campo secondo una razionalità molto dinamica, che le consente di allungarsi senza slabbrarsi. Capace, nonostante la mancanza di punte vere, di schiacciare l’Inter in un assedio finale dove la sorte e il coraggio dei nerazzurri si sono aiutati a vicenda"