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A soli 25 anni Nicolò Barella è già leader della Nazionale: il centrocampista dell'Inter è uno degli insostituibili del ct Mancini, e la sua importanza va al di là del ruolo ricoperto in campo. Così scrive La gazzetta dello Sport: "A parte Donnarumma - ma lui fa storia a sé: lui c'è sempre - è quello che ha giocato di più in Nazionale. E stasera potrebbe diventare anche quello che ha segnato di più. Ovviamente fra chi c'è. Se non si trattasse di Nicolò Barella, si parlerebbe di paradosso. Un po' come chiamare giovane vecchio un ragazzo di 25 anni, che di questo gruppo si può definire già guida, leader, "accompagnatore": normale, per uno che contro la Germania giocherà la sua partita azzurra numero 39.
Provando a mettere la freccia del sorpasso: bersaglio, il gol personale numero nove, perché in azzurro è come se la porta fosse un'attrazione ancora più fatale. Diventerebbe il miglior marcatore dell'era Mancini: con il c.t., Immobile e Belotti ne hanno segnati otto. E diventerebbe il terzo miglior centrocampista goleador nella storia dell'Italia del calcio: Capello si fermò a 8, Pirlo (13) non sarebbe irraggiungibile, De Rossi (21) invece ancora molto lontano. Un capocannoniere che non fa l'attaccante: la doppia faccia di Barella è la stessa di questa Nazionale, il tormento e la gratificazione del c.t., che non si dà pace per il digiuno delle punte, anche se è ben felice che segni chi arriva da dietro. Cosa che Barella continua a saper fare bene. In questo non è cambiato: semmai nel temperare certi spigoli del carattere che lo portavano a farsi del male da solo".
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