ultimora

Barella monumentale, simbolo dell’Inter. Coraggio e applicazione. Ecco perché Pep lo voleva

Andrea Della Sala Redattore 
Il centrocampista dell'Inter è stato tra i migliori in campo ieri all'Etihad e Guardiola lo aveva cercato in passato

Tra i migliori dell'Inter di Inzaghi che ha pareggiato a Manchester, c'è sicuramente Barella. Prestazione maiuscola del centrocampista che ha giganteggiato di fronte a una delle mediane più forti d'Europa. Corsa, qualità, intelligenza, inserimenti: c'è stato un po' di tutto.

"C’era un motivo se, subito dopo la finale di Istanbul, con ancora addosso le bollicine della festa, Pep aveva consigliato ai suoi una gitarella a Milano: il tecnico del City campione 2023 voleva portare Barella sul lato blu di Manchester, pensava che Nicolò avesse lo standing giusto per stare nella sua squadra di fenomeni. Serate come quella di ieri servono per ricordarsi che Guardiola aveva ragione, come spesso capita: davanti a chi gli ha tolto la Champions fumante dal piatto, il centrocampista azzurro ha giocato una partita di raro coraggio e applicazione, proprio come i suoi compagni. Barella è stato il simbolo di una monumentale prova di squadra, ha trascinato e pure con la fascia al braccio vista la panchina insolita per Lautaro: da leader tecnico a capitano con tanto di gradi per una volta", sottolinea La Gazzetta dello Sport.

Era in ogni angolo della partita, pronto ad aggredire non solo nella sua zona, sul centro-destra, ma anche dall’altro lato, quando i suoi compagni della banda sinistra erano saliti su. Un inno al mutuo servizio, con qualche perla tecnica in aggiunta, come l’apertura che ha liberato Dumfries nell’occasione più limpida della partita: sul cross dell’olandesone, la palla era poi finita a Mkhitaryan, stranamente impreciso. E siccome Nicolò resta sempre un introverso ragazzo sardo, rispettoso dei ruoli e delle consegne, si è subito sfilato la fascia e l’ha messa al braccio del legittimo tenutario quando è entrato Lautaro: non si potrebbe fare regolamento alla mano, ma avrà comunque stretto il cuore dei tifosi. 

Getty Images

Il “fiuto” del numero 23 è arcinoto ormai, pure in Champions: l’interista annusa il gioco, capisce prima dove finisce la palla. Chiedere a Foden, Gundogan e De Bruyne, intercettati sul più bello, ma pure a Ruben Dias e Akanji che lo hanno visto arrivare come uno sparviero in qualche occasione. Barella, così, ha guidato un’Inter ad altezza Istanbul, con la differenza che rispetto a 15 mesi fa la beffa non è arrivata. 


"Tra i colleghi preferiti di Barella in questa epoca, c’è proprio quello spagnolo a cui Pep ha dato le chiavi di casa e che poteva essere suo compagno: Nicolò stravede per Rodri, lo considera meritevole di Pallone d’oro (in fondo, sarebbe un riconoscimento per tutta la categoria), ma nello scontro diretto ha stravinto l’italiano. Non solo per l’elettricità, ma anche per il tocco (distanza percorsa 12,4 km, precisione di passaggio 90%), proprio ciò che serve per stare al City. Quando Pep lo ha cercato la prima volta, l’interista disse «no, grazie» anche perché a Milano ha costruito un nido felice. Poi ha pure rinnovato il contratto nerazzurro, segno di alta fedeltà, ma con gli assegni che girano da queste parti non si può mai stare tranquilli. Al momento, però, Barella ha occhi solo per l’Inter e ora può rilanciare la promessa fatta dopo aver asciugato le lacrime a Istanbul: questa squadra ha tutto per rigiocarsela, a partire da una dinamo in mezzo che tutti desiderano", chiude Gazzetta.