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Matteo Bassetti, responsabile delle Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha parlato a Tuttosport della situazione Covid-19:
«Purtroppo stiamo cercando di affrontare un problema nuovo con regole vecchie. Già, perché il virus di fine 2021 e inizio 2022 non è più lo stesso del 2020. Omicron, la sua contagiosità, ha mutato le condizioni. Ci stiamo muovendo con lentezza e, forse, la verità è che ora è tardi. Era necessario pensarci e intervenire prima, a ottobre».
E ora come ci si dovrebbe muovere?
«Bisogna ammettere che con la variante Omicron il tracciamento compulsivo non ha più alcun senso. Tra isolamenti e quarantene si rischia di finire in un lockdown di fatto. Tutti i lavoratori essenziali, se positivi ma asintomatici, devono essere esentati dalla quarantena e devono poter lavorare. I giocatori? Certo, anche loro devono avere la possibilità di scendere in campo».
Rimane il serissimo problema di coloro che non vogliono il vaccino...
«Una situazione paradossale. Rischiano la vita ma sembra che non gli importi. Solo l’altro ieri ne ho ospedalizzati 12. Tutti sopra i 40 anni. Con oltre sei milioni di italiani non vaccinati il sistema sanitario rischia di andare in tilt. Bisognava istituire subito l’obbligo vaccinale. Il vaccino magari non ti impedisce di ammalarti ma sicuramente ti evita le conseguenze gravi della malattia e la morte. Sono veramente esterrefatto di fronte a tutto ciò. I ragazzi hanno capito subito ed hanno aderito in massa alla campagna vaccinale. Certi adulti, invece, non ne vogliono sapere. Eppure sono quelli che rischiano di più».
La situazione è ben oltre il livello di guardia.
«Se non vogliamo che gli ospedali esplodano, occorre un deciso cambio di passo. Con questa circolazione del virus non possiamo considerare tutti i contagiati quotidiani uguali: soltanto i sintomatici devono essere isolati. E’ stato istituito l’obbligo vaccinale per gli over 50...? Provvedimento che arriva con troppo ritardo, andava deliberato sei mesi fa, quando lo aveva chiesto a gran voce la comunità scientifica, magari a costo di prendersi la scorta, gli sputi e le minacce di morte mentre certi politici pensavano a non offendere la suscettibilità dei no vax. Il problema qui è la sanzione, risibile: 100 euro una tantum per chi non si vaccina è ridicolo. Pago di più se mi beccano senza mascherina a girare per il centro di Genova. Allora era meglio non imporlo, così com’è mi pare una presa in giro».
Nel calcio adesso la confusione è estrema, tra Asl che si rincorrono e decidono diversamente su casi simili, partite non disputate, club che sembrano agire di testa propria.
«Ho visto, anche nel calcio servono soluzioni efficaci e veloci. I giocatori vaccinati con due dosi se vengono a contatto con un positivo devono essere quarantenati? Io dico di no. Se un giocatore, vaccinato con due dosi, è positivo asintomatico che problema c’è, giochi pure. Dev’essere, naturalmente, fermato solo se presenta dei sintomi. E poi basta con il proliferare di tamponi, è un sistema obsoleto. Il calcio, poi, è uno spaccato della società civile in cui ora vive un 20% di positivi. Normale che si rilevi qualche positività negli organici delle squadre, bisogna conviverci».
E allora che misure servirebbero?
«Obbligo vaccinale per il gruppo squadra. Ma obbligo vero sancito da una regola rigida. Il vaccino tutela la salute dell’uomo, il giocatore che, non dimentichiamolo, è anche un patrimonio della società. Quindi è anche interesse del club procedere alle vaccinazioni dei propri dipendenti. Chi non vuole di farlo si accomoderà fuori e resterà senza stipendio».
La Lega di Serie A ha deciso che con 13 tesserati disponibili una squadra non può chiedere il rinvio, si gioca e basta. Giusto?
«Sono d’accordo ma serve semplificare tutte le regole e qui devono entrare in campo Federazione e Ministero della Salute. Bisogna stilare un protocollo nuovo, quello vecchio è stato superato dagli eventi, frutto del coordinamento delle tre istituzioni che si fondi su alcuni punti fermi: 1) Obbligo di vaccinazione per gli atleti e chi gli lavora attorno. 2) Imporre il nuovo protocollo alle Asl; 3) Eseguire molti meno tamponi e farli soltanto ai sintomatici».
Qualcosa sembra muoversi in tal senso.
«Il modello inglese è indicativo. Gli asintomatici giocano regolarmente anche perché vengono esentati dall’obbligo del tampone. I 13 giocatori come limite per disputare una partita è più che condivisibile. E per questo basta rifarsi al passato e non al calcio britannico. Ricordiamoci delle epidemie di influenza del passato quando le rose delle squadre erano ridotte, magari alle prese con numerose indisponibilità, eppure andavano in campo lo stesso».
Ma quando finirà questa maledetta pandemia?
«Se non arriva una variante più pericolosa, e speriamo proprio di no, penso che si possa raggiungere l’immunità di gregge in primavera. Il picco di contagi è vicino. Questa dovrebbe essere l’ultima ondata violenta del Covid. Ed è, sia ben chiaro, l’ondata dei non vaccinati».
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