È Alessandro Bastoni il protagonista del format di DAZN ‘Day Off’. Ecco le parole del difensore dell’Inter nell’intervista realizzata da Diletta Leotta, tra dinamiche di campo e non solo:
ultimora
Bastoni: “Conte mi ha consacrato. Inter un sogno, voglio restarci. Il 95 perché…”
È Bastoni il protagonista del format di DAZN ‘Day Off’. Ecco le parole del difensore dell’Inter nell’intervista realizzata da Diletta Leotta
Tu andavi all’oratorio da piccolo…
“Ho mosso i primi passi all’oratorio, ero molto timido, facevo fatica a relazionarmi e venivo all’oratorio coi miei amici di scuola. È bello, mi tornano in mente tanti momenti positivi, ciò che sono ora lo devo a chi circonda questi ambienti”.
Ora sei diventato papà…
“Anche i riposini pomeridiani sono passati in secondo piano, ma quello che ti toglie per il sonno te lo ridà con i versi, gli sguardi, è veramente bello. Mia figlia ha quasi tre mesi”.
Bastoni mette poi il telefono in modalità aereo per il programma e ‘promette’ di non parlare di calcio per l’intera durata della trasmissione, altrimenti… penitenza.
“Mi piace tutt’ora il basket, Amedeo Della Valle è un mio grande amico, quando posso lo seguo. Dopo il calcio è lo sport che seguo di più”.
Prima penitenza per la parola calcio… Parte un video dell’ex professore di Bastoni al liceo.
“Sono passati 6 o 7 anni dal liceo (sorride, ndr). Don Marco è una persona squisita, ho sempre fatto Cremona-Bergamo per allenarmi. Lui capiva questo mio impegno che a livello di energie mi costava tanto. Mi faceva abbinare lo sport alla squadra”.
Che mi dici di Gian Piero Gasperini?
“È stato fondamentale, a 16/17 anni mi ha chiamato in Europa, quell’Atalanta puntava già all’Europa. Sono stato bravo a ripagare la sua fiducia e nel mio percorso è stato fondamentale”.
Di Conte cosa mi dici?
“Conte mi ha consacrato. A lui devo il 90% di quello che sono oggi, mi ha trasmesso tanto a livello tecnico e di mentalità, non è da tutti far giocare da titolare un giovane in una squadra che doveva ripartire”.
Il 95 di maglia?
"È proprio l'anno di nascita di mio fratello più grande. Una promessa che gli ho fatto. Lui è sempre con me così".
Eri un talento cristallino all'oratorio?
"Ero capitano, sceglievo le squadre, giocavo coi '95. Ero il più forte di tutti, mi davano scarpate e tutto infatti. Al provino dell'Atalanta mi ha portato il papà di una mia compagna di classe, è venuto in oratorio a vedermi e a 7 anni mi ha portato all'Atalanta fino ai 19 anni".
Perché il soprannome Jerry?
"È iniziato tutto a Parma con Dimarco, che dà soprannomi di animali a tutti i giocatori. Topolone, tutto così. Io sono Jerry per gambe e braccia lunghe, la giraffa. Anche il mister e lo staff mi chiamano così, non so se sanno il mio nome vero (sorride, ndr). È sempre bello restare un po' bambini".
Hai anche un tatuaggio simbolico con delle scale...
"Si, è un bambino con la palla in mano a inizio scalinata, che può rappresentare l'inizio di un lungo viaggio. Alla fine c'è San Siro, che per me è sempre stato un sogno, esserci arrivato è motivo di grande orgoglio. Spero di giocarci per tanti anni ancora. Ho iniziato a salire le scale, ho vinto la Supercoppa e l'Europeo con l'Italia, sono solo all'inizio del percorso che spero mi regalerà tante gioie".
Studiavi tu?
"Ero attento in classe. Gli oratori servono per imparare a stare bene in gruppo per me, al di là dello studio ecco".
Il tuo Day off è...
"La Play Station solo in ritiro ad Appiano Gentile, è stata bandita da casa, solo pannolini. Mia figlia ha tre mesi e inizia a capire in che gabbia di matti è arrivata. Ci divertiremo. Il nome Azzurra per la Nazionale? No, in realtà adesso pensiamo di farne un'altra e chiamarla Nera per fare Nera e Azzurra (ride, ndr)".
Il tuo rapporto con tuo papà da quando sei diventato papà.
"Lui giocava a calcio, poi non è riuscito a sfondare. Con mio papà si è creato davvero un bellissimo rapporto. Ha cercato di trasmettermi ciò che era giusto fare nel mio percorso, tutti i km da Cremona a Bergamo per allenarmi. Tendo a ribadire sempre che senza una famiglia forte alle spalle, certi risultati non li raggiungi. Tutt'ora dice che è più forte di me, ma non parla più ora (ride, ndr)".
Azzurra come secondo nome ha Agnese...
"Agnese era questa mia amica, abbiamo fatto dall'asilo alla seconda superiore insieme. Ero in Norvegia in Nazionale, mi scrive mio papà dicendomi che Agnese era morta. Non è stato facile, parlavamo tutti i giorni, eravamo migliori amici. Per me è come se non se ne fosse mai andato, faccio un gesto prima di entrare in campo per ricordarla, penso a lei prima di andare a letto. A 15 anni è stata una cosa veramente forte, mi ha segnato. Torniamo al discorso del calcio, che è importante, ma le cose che contano sono queste".
So che hai una grande passione per le figurine…
“Esatto”.
È vero che con le figurine hai imparato un sacco di parole e numeri?
“Ho fatto praticamente licenziare la donna delle pulizie dei miei genitori perché mentre stirava le raccontavo l’album a memoria, con tutte le statistiche. Doveva scorrere tutte le pagine (ride, ndr). Alla fine non si è licenziata”.
A Bastoni viene mostrata la foto della mamma che gli pulisce la bocca dopo aver mangiato alla festa scudetto dell’Inter.
“Si scusa tutt’ora per quel gesto, per la figura che mi ha fatto fare. Presi in pieno, non mi aspettavo mi riprendessero, ma non mi vergogno. I bei rapporti vanno mantenuti, soprattutto coi genitori”.
Tua mamma ti segue spesso?
“È molto ansiosa, guarda le partite in replica, non riesce a vedere le partite né allo stadio né a casa”.
A Bastoni viene mostrata la foto di Sergio Ramos…
“È assolutamente il mio idolo difensivo, quello che seguo più di tutti in assoluto come carattere, giocatore, personalità. Ambisco a diventare come lui, per il mio compleanno tante il mio procuratore ho avuto la sua maglia firmata e scambiato qualche parola con lui su Instagram”.
E poi di Stephen Curry…
“Lui ha cambiato totalmente il gioco del basket. È quello che piace fare anche a me, interpretare un ruolo diversamente, a me piace attaccare e non solo difendere ecco. È quello che cerco di prendere da lui. Coi miei fratelli giocavo un po' a tutti gli sport, anche a basket. Tutti e tre abbiamo in comune la partita per il basket, ma il piccolo odia il calcio e non è mai venuto a trovarmi”.
A Bastoni viene mostrata la figurina dell’amico Latte Lath.
“Con Latte Lath ho condiviso tanto. È anche lui di Cremona, lo passavo a prendere e facevamo tanta strada assieme. Lo seguo alla Spal, lo seguivo anche in Lega Pro: gli auguro di fare tanta carriera perché so quanto vale”.
A Bastoni viene mostrata la figurina di Materazzi.
“Penso subito alla Nazionale, al Mondiale che ci ha fatto vincere. Lui è un ragazzo splendido, lo sento e vedo spesso, mi dà consigli ed è interista fino al midollo. È un grande punto di riferimento per me. Triplete? Proverò a copiarlo, spero di riuscirci”.
Cosa rappresenta per te il leone?
“Ho sempre vissuto il calcio in modo particolare. So quanto i tifosi ci tengano, quanto la gente sia legata a questo sport. Lo sono anche io, vivo per il calcio, ma allo stesso tempo penso le cose importanti e fondamentali siano altre. Lo stare bene, in salute, le amicizie, sono molto importanti. Quando vengono a mancare, tutto passa in secondo piano. Mi piace pensare di avere questa doppia personalità tra dentro e fuori dal campo”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA