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Beccalossi: “Eriksen? Grandi qualità, era questione di tempo. Crescerà ancora”

Getty Images

L'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport dall'ex calciatore dell'Inter Beccalossi sul centrocampista danese Eriksen

Alessandro De Felice

Evaristo Beccalossi, ex fantasista dell'Inter, ha commentato ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport la metamorfosi di Christian Eriksen, rinato nelle ultime settimane e ora al centro del progetto di Antonio Conte: "Lo vedo diverso nei dettagli. Mi spiego meglio: del derby di Coppa Italia non deve restarci negli occhi il gol su punizione — quel colpo lui ce l’avrà sempre –, ma la festa di tutti attorno a lui. C’è il senso del gruppo su cui lavora così tanto Conte, la spinta dei compagni perché Christian tornasse al top. Anche da questi particolari, psicologicamente, si riesce a trovare la strada giusta. Purtroppo giocava e gioca in un San Siro vuoto: se fosse stato spinto da 70mila persone, tutto sarebbe stato più facile per lui".

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Ma se a Natale le avessero detto che a marzo Christian sarebbe stato l’uomo della svolta?

"Anche lì ci avrei creduto ma, lo ammetto, è stato un percorso accidentato: il suo valore non poteva mai essere messo in discussione, ma erano evidenti anche le difficoltà di inserimento. Io vedevo da subito grandi qualità, ma non mi capacitavo del fatto che non riuscisse a tirarle fuori. Adesso sono uno dei più felici perché amo i giocatori di qualità come lui: servono al calcio e all’Inter. In fondo, era soltanto questione di tempo...".

Qualche straniero con cui ha giocato ha fatto un percorso simile a quello di Eriksen?

"Era un altro calcio, con ben altra pressione, ma anche campioni come Herbert Prohaska o Hansi Müller avevano avuto qualche problema all’inizio. Quindi, perché stupirsi adesso del periodo di adattamento di Eriksen?".

Ma è stato Christian che si è avvicinato a Conte o Conte che si è avvicinato a Christian?

"È stata la vittoria del lavoro e della professionalità, di tutti. Lui si è inserito meglio: ha capito quale percorso fare, ha preso autostima, superato la timidezza iniziale e imparato la lingua. Ma Conte e il suo staff sono stati eccezionali: hanno lavorato sulla testa, sulla tattica, sulla fiducia. Il calcio non è la playstation, serve sempre pazienza per raccogliere risultati".

Quanto lo hanno aiutato, invece, le difficoltà di Vidal?

"Con soli 11 non si va da nessuna parte, quindi servirà anche lui quando tornerà dall’infortunio... Ma partiamo da un presupposto: quelli bravi giocano prima o poi, a prescindere dagli altri. Non è un caso che ora sia così partecipe e integrato in un centrocampo a 3 in cui tutti sanno fare quasi tutto".

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Ieri era sul mercato, oggi è titolare. E domani cosa sarà?

"È destinato a crescere ancora: vedrete che arriveranno più gol, per esempio. Anzi, voglio augurargli una cosa: che possa ricevere presto l’abbraccio di un San Siro pieno. Gli farà venire i brividi e sentire sempre più sua la maglia che indossa".

Vede ancora insidie per lo scudetto?

"Tutti sanno che dovranno stare con i piedi per terra. Conte, Oriali e giocatori così sul pezzo sono la garanzia per i tifosi: l’Inter non allenterà la tensione fino all’ultimo secondo. E di questo percorso ora Eriksen è meritatamente protagonista".

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