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Questa mattina la signora Bedy Moratti è stata ospite di "Mattina Sport" su Rai Sport 1.
Tra passato, presente e futuro, si parla di Inter, "una passione nata quando mio padre è diventato presidente", spiega la signora Bedy: "Io ero piccola, mi arrivavano notizie, ero in collegio e tutte le sere telefonavo a casa per sapere quali erano i risultati. Non conoscevo bene le realtà del calcio, poi pian piano le ho capite".
Da Angelo a Massimo "mio padre e mio fratello si somigliano molto, non solo fisicamente, ma anche in tante doti umane quali l'intelligenza, l'umanità e anche nel modo di vivere la passione per l'Inter anche perchè Massimo ha imparato nel tempo ad acquisire una dose importante, e che a volte gli invidio, e che è la pazienza. Noi abbiamo sempre seguito gli insegnamenti di mio padre, seguendo lui e l'amore per lui, tutto quello che lui faceva era per noi giusto. Se ho mai dissuaso mio fratello dal prendere l'Inter? No, io volevo che lui fosse felice e se lo era in quel modo a me andava bene".
L'immagine più bella legata del papà Angelo non è parla solo di un uomo di sport: "Non posso vedere solo quella quando penso a mio padre perchè era una grandissima persona. Il calcio è stata una conseguenza, una gioia che è stata data a lui, ma mio padre è qualcosa oltre il calcio".
In collegamento telefonico una bandiera della Grande Inter, Sandro Mazzola che, a proposito di quell'epoca e di paragoni con l'attuale spiega: "È molto difficile, sono differenti. Ho un immagine del Presidente Angelo Moratti eccezionale perchè Herrera non mi vedeva tanto e fu lui a convincerlo a farmi debuttare. Sapeva rimproverarci quando era il caso, ma sapeva anche darci una carezza. Anche allora c'era un po' più di esuberanza in alcuni giocatori, il Presidente ci viziava quando era giusto viziarci. Per un calciatore a quei tempi giocare nell'Inter era il massimo, le rose erano di 16, 17 giocatori non di 30 come adesso e quando qualcuno arrivava ad Appiano Gentile o in sede spalancava gli occhi perchè era un mondo completamente diverso".
La parola ritorna a Bedy Moratti per ricordare la prima Coppa dei Campioni vinta dal papà Angelo (1963-'64): "La rivedo sempre, quella foto ce l'ho appena in camera. Eravamo a Vienna, credo ci fossero circa 30mila tifosi interisti. Oggi invece non ho ancora pienamente metabolizzato quello che abbiamo fatto nel 2010 e che nessuno in Italia ha mai fatto. Ci sembrava di essere come un treno che va avanti e raggiunge tutti gli obiettivi, ci sembrava qualcosa di normale. Paragone tra Mourinho e Herrera? Difficile, sono epoche diverse, di sicuro entrambi hanno grandissima personalità".
Da Herrera a Mourinho, impossibile ripercorre la storia nerazzurra senza parlare anche di Giacinto Facchetti: "Era un uomo straordinario - continua Bedy Moratti -, ma non ne voglio parlare con un tono triste perchè lui era un a persona meravigliosa di grandissima lealtà e serietà e che stupiva per la sua sicurezza, la sua calma e il suo equilibrio. Una persona vera e perbene, della quale non si potrà mai dire nulla".
Presidente onorario del Centro Coordinamento Inter Club, i rapporti con la tifoseria sono al centro della quotidianità della signora Bedy: "I tifosi sono il cuore della squadra. Giro l'Italia con l'Inter Club ed è una cosa interessante perchè abbiamo tantissime persone che ci seguono, non solo in Italia, ma ad esempio l'accoglienza ricevuta in Indonesia è stata fantastica. Una sera, Javier Zanetti è stato ospite nella tv indonesiana ed è stato guardato da 101 milioni di spettatori, impensabile...Il nostro capitano è una grandissima persona, credo abbia un fisico fuori dalla normalità".
In chiusura si parla di Andrea Stramaccioni ("è molto intelligente e preparato, questo ha in comune con José Mourinho. Poi se lo dicono i giocatori...") e di che cosa ci si possa augurare per la stagione in corso: "A me andrebbe bene ripetere quanto fatto nel 2010...(ndr, sorride)".
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