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Ben Arfa: “Ero finito, sono tornato: ora dura fermarmi. Sì, si può dire miracolo…”

Dario Di Noi

Ben Arfa: "Ero finito, vivevo un incubo: ho toccato il fondo. Ora sono tornato, è dura fermarmi: si può dire 'miracolo'. Darei tutto per la Francia"

In Francia è rinato un gioiello, la Ligue 1 è tornata a godere del talento di Hatem Ben Arfa. A 29 anni già compiuti, dopo qualche stagione durissima, l'ala di origini tunisine è risbocciata come un fiore, attirando le attenzioni di mezza Europa (Inter compresa). Grazie al Nizza, Ben Arfa ha rivisto una luce che pensava di aver completamente perso.

In un'intervista a L'Equipe, perciò, ha spiegato così la sua rinascita: "Che intenzioni ho? Voglio far venire il mal di testa al CT Deschamps? No no (ride). L’idea è quella di divertirmi ed essere continuo nelle mie prestazioni. Sono stato spesso criticato del fatto di non esserlo. E’ stato già importante per me poter dimostrare il contrario. Dopo di che, sì, la Francia è un obiettivo. Tanti mi vogliono in Nazionale? Sì, molti sì. Quando passo a Parigi, la gente si congratula con me per strada, mi dicono che devo esserci all’Europeo e che devo andare avanti così. E’ davvero divertente perché significa che da parte delle persone c’è affetto. Io cerco di ricambiarli con le emozioni e il divertimento. Dare e avere è la cosa più bella in assoluto. Oggi ho trovato il giusto modo per migliorare me stesso, niente deve fermarmi. La mia carriera si è costruita su delle montagne russe, con un sacco di bassi, ma oggi il bel tempo è arrivato. Spero che continui. In ogni caso, non vedo come non potesse continuare fino a qui: lavoro molto, sono sulla strada giusta e sarà molto difficile fermarmi. Difficoltà tra Newcastle, Hull City e sei mesi di disoccupazione? Sì, nell’Hull sono caduto nel baratro (sorride). Ho toccato il fondo. Ho visto tutto nero, vivevo in un incubo. Per me era finita. Mi sono visto caduto, senza più speranze. Ma mi sono detto che non potevo accettarlo. E’ stato molto, molto difficile guardare la situazione dall’alto e pensarci su. Quindi sì, si può chiamare miracolo il fatto di essere tornato a questi livelli. Perché per farlo ho combattuto: ho davvero combattuto… Io jolly della Francia? Non mi piace essere intrappolato in un ruolo, che significa jolly? Se l’allenatore sceglie 23 giocatori, ci sono 23 giocatori potenzialmente titolari. E se giocherò titolare, darò il massimo, se giocherò 10 minuti, darò sempre il massimo. Se non gioco, non vorrò giocare per forza. Sarei capace di andare e non giocare nemmeno un minuto, ma spingere tutti quanti. Darei tutto per la Francia".

(L'Equipe)