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Ritornerebbe in Italia, al netto?
«La Serie A è un gran palcoscenico, ma tornerei solo per una squadra competitiva, non per sopravvivere».
Pensa che la Serie A abbia ridotto il gap anche rispetto alla Liga?
«Parlano i vostri risultati in Europa. In Spagna, con il controllo finanziario di adesso, è difficile migliorare in breve tempo le squadre. Può succedere che arrivi Mbappé, ma è un’eccezione. La Liga vive un periodo economico non facile e la Serie A potrà avvicinarla di più. C’è pure un’evoluzione tattica».
È strano che l’Italia faccia più possesso palla della Spagna?
«Spalletti vuole il pallone tra i piedi dei suoi, mentre la Spagna ha avuto meno possesso della Croazia. Ma il risultato è stato 3-0. Conta creare situazioni da gol e non palleggiare per il solo gusto dell’estetica».
Spagna e Italia sono in testa: faranno qualche calcolo?
«In teoria sì, ma entrambe hanno vinto senza convincere del tutto. Spagna e Italia hanno il potenziale per migliorare, prognosi incerta».
Cosa le piace della Spagna?
«Grande squadra e rosa: m’è piaciuto l’equilibrio dato dai centrocampisti, per compensare lo sbilanciamento in avanti. Non è una Spagna touch and touch, hanno la velocità per fare danni a ogni difesa uno contro uno».
Dell’Italia, invece?
«La gestione ragionata della palla e la capacità di far male con gli esterni. L’ampiezza dell’Italia favorisce gli inserimenti dei centrocampisti».
Chi allenerebbe dell’Italia?
«Federico Chiesa: è diverso dagli altri, mi divertirei a lavorare con lui».
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