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Beppe Bergomi, ex difensore e capitano dell'Inter, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport del progetto portato avanti dalla dirigenza nerazzurra per quanto riguarda l'attacco: "Sta nascendo un grandissimo reparto, sì. Mi soffermo soprattutto sull'operazione Lukaku che ho visto bene sin dall'inizio. All'Inter torna un giocatore con caratteristiche che prima mancavano, un leader carismatico che trascina tutto e tutti".
E Dybala le dà lo stesso entusiasmo?
"Preso a zero, un attaccante così è da considerarsi un'occasione più che un giocatore pienamente organico al progetto tecnico. Fa bene l'Inter a provare a portarlo a casa, anche se magari, almeno in partenza, è più difficile da incastrare. Ma ho grande fiducia nel lavoro di Inzaghi, anche se va considerata sempre la posizione di Calhanoglu e ora di Mkhitaryan".
Insomma, uno darebbe più certezze dell'altro?
"Il cambio di passo, la fisicità e la profondità di Lukaku sono un fattore nel campionato italiano: cambiano le forze in campo. Dybala ha qualità tecniche importantissime, una grande voglia di rivincita, ma a differenza di Romelu non è ancora stato visto all'opera a Milano: naturale che dia meno certezze".
Lei ha il polso dell'umore del popolo nerazzurro: Lukaku verrebbe subito accolto da re o ci sarà qualche mugugno ancora?
"Nessuno dovrebbe contestarlo, l'anno scorso quell'affare è convenuto a tutti, anche all'Inter: non dimentichiamoci di come era la situazione un anno fa. Adesso si riparte, anzi tutti dovrebbero apprezzare la sua volontà di tornare: significa che per lui questo club significa qualcosa, anzi molto di più".
Il calcio di Inzaghi ha sfumature diverse da quello di Conte: riuscirà Romelu a inserirsi in un sistema differente?
"Ripeto, mi fido di Inzaghi. In quella quindicina di giorni in cui era riuscito ad allenare Lukaku la scorsa estate, era rimasto sbalordito: non aveva mai trovato un giocatore così forte. E poi già alla Lazio con Immobile aveva una punta con caratteristiche simili da lanciare in velocità: lì l'azione si sviluppava più sulla sinistra e Ciro occupava quella zona, mentre Romelu preferisce correre in verticale più spostato a destra".
E Lautaro come la vivrà? Era la star del gruppo e adesso gli arrivano due pesi massimi accanto...
"La deve vivere bene, per il pubblico interista lui arriva prima degli altri due, proprio per essere rimasto e non aver mai dubitato. Per questo deve stare sereno e godersi l'amore della gente. Appartiene a quella ristretta cerchia di giocatori che ha l'Inter tatuata sul cuore: lui, Skriniar, Barella, Bastoni non li venderei mai per una ragione di identità. Tramandano una tradizione, che spiegano il club a chi arriva".
Se però arrivasse un'offerta irrinunciabile, e il Toro partisse, farebbe bene l'Inter a prendere un'altra stella?
"Sarebbe proprio necessario anche perché nessuno può dire che cosa succederà con Romelu quando scadrà il prestito. Prenderei uno giovane e veloce, uno alla Jonathan David. Ma premetto che io Lautaro non lo darei mai: le stelle le terrei tutte e tre".
Ma è possibile farli giocare in un tridente?
"In partenza no... L'Inter nel suo complesso è modellata sul 3-5-2, a partire dalle mezzali che si esaltano in quei movimenti. E Brozo, in un centrocampo a due, non sarebbe più così determinante".
E quale la coppia migliore?
"Lautaro-Lukaku la conosciamo, in Italia è già stata devastante. Il duo Lukaku con Dybala andrebbe costruito, anche se pesa il fatto che siano mancini e preferiscano partire sul centro-destra. Più complesso con i due argentini: ormai Dybala gira molto dietro e non si potrebbe alzare la palla. Per me quello in campo più degli altri, però, sarà comunque Lukaku".
E l'alternanza sarà gestibile senza tensioni?
"Sarà un campionato diverso, con tanti impegni all'inizio, ma lasciare fuori qualcuno di questo peso è complicato. Adesso è tutto bello, poi quando arriverà il momento delle scelte?".
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