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I troppi gol subiti fino a questo momento dall'Inter preoccupano Antonio Conte. Ne ha parlato anche Beppe Bergomi, storica bandiera nerazzurra, ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Questa la sua intervista:
Cosa è successo alla difesa dell’Inter?
«Magari Conte ci smentirà, ma a me sembra che è il modo di difendere a essere diverso dall’anno scorso: vedo una squadra che accetta di più l’uno contro uno. Antonio nelle sue dichiarazioni dice sempre che la squadra ha fatto bene, come se, nella visione di dominare l’avversario, per avere superiorità numerica in determinate zone del campo poi devi accettare l’uno contro uno dietro. I giocatori sono bravi e stanno facendo il massimo, ma non ci sono difensori veloci per giocare in situazioni di campo aperto. In un’altra squadra se sbagli la prima uscita, dietro ci sono gli altri. In questo contesto, stando dietro, De Vrij l’anno scorso è stato il più bravo. Ma dovendo uscire molto alto, come nel 3-2 del Real, è più difficile, perché poi c’è da coprire tutto il campo dietro».
Quanto pesa aver cambiato linea sette volte in nove gare?
«Lo dico io perché Conte, che quest’anno sta comunicando in maniera diversa, non lo ha mai fatto, ma tante cose possono averla condizionata, tra il Covid e aver finito di giocare per ultima. E là dietro ha perso un giocatore che forse non era perfetto per la difesa a tre, Godin, ma aveva carisma e personalità e non è stato sostituito».
La fase difensiva non sono solo i tre dietro: dov’è che serve di più un aiuto? Nelle fasce con giocatori offensivi o nel filtro di centrocampo?
«In mezzo. L’anno scorso l’Inter ha trovato la quadra col 3-5-2. Ha una difesa strutturata che sa palleggiare bene ma non ha grande velocità in campo aperto: se ho un uomo lì davanti che cura questo aspetto, lo voglio sempre. E guardando in casa, quello più bravo per quel ruolo è Brozovic. L’equilibrio lo aveva trovato con di fianco due mezzali come Barella e Gagliardini. Le cose sono cambiate nel tentativo di difendere in maniera diversa e in quello di inserire un trequartista, che porta ad avere meno filtro. Sono scelte».
C’entra anche il nuovo motto, «meglio 5-4 che 0-0»?
«Io sono vecchia scuola: chi prende meno gol alla fine vince. La Juve dell’anno scorso è stato un caso, Liverpool e Real avevano la miglior difesa. Se difendi bene attacchi meglio».
Più che una mancanza di bilanciamento, stanno pesando gli errori individuali?
«Sono errori di gente non abituata a essere lì in quel momento. Ma non mi preoccupano, a meno che questa tendenza non migliori. Il rientro di Skriniar? Sì, lo vedo nel terzetto titolare. Come Godin è sempre un adattamento, ma averne come lui».
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