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L'ex capitano nerazzurro Beppe Bergomi, tramite le pagine della Gazzetta dello Sport, prova a dire la sua sulla vicenda Iczrdi e da come è stata trattata dallo spogliatoio nerazzurro: "Quanto è cambiato negli anni lo spogliatoio di calcio, quel posto sacro da cui si parte per costruire le grandi squadre. Ricordo quando entrai io per la prima volta nel tempio interista, ero affascinato da personalità importanti come Bini, Oriali. Ma ancor più forte fu l’impatto con i compagni di Nazionale al Mondiale del 1982. Ero giovane, entrai in punta di piedi e cercai da subito di conquistare la fiducia dei veterani. Se ti comporti bene, se sei sempre disponibile, se non vai sopra le righe, sono loro i primi a prendersi cura di te. Certo, io avevo un carattere molto mite, riuscivo sempre a farmi voler bene dagli altri. Ma in quella squadra c’erano i campioni della grande Juve, non era facile per un ragazzino inserirsi e conquistare il rispetto.Al giorno d’oggi invece è tutto mutato. Prima i più giovani dovevano portarsi la borsa, aiutare a raccogliere il materiale sportivo e spesso sformare le scarpe da gioco. Oggi quando arrivi in un grande club sei coccolato e seguito in tutto e per tutto, l’unico dovere che ha un giocatore è rispettare regole societarie e regolamenti interni al gruppo. È per questo che trovo particolare il comportamento di Icardi. Per un argentino, inserirsi nello spogliatoio dell’Inter dovrebbe essere poco più di una formalità, tanto più quando hai come esempi da seguire professionisti seri come Zanetti e Cambiasso. Ha fatto bene il capitano a farsi sentire con Icardi. Nessuno meglio di Javier può rimettere sulla giusta strada l’attaccante. Ricordo che quando ero io il capitano dell’Inter, più volte la società mi chiese di prendermi cura dell’inserimento dei nuovi, in particolare quando si trattava di uno straniero. Con Ruben Sosa i risultati furono brillanti, ma forse lì fu più facile visto che veniva dalla Lazio e già conosceva la nostra Serie A. Fu sicuramente più dura, invece, con Sammer e Bergkamp, con i quali non andò benissimo.Tornando alla gestione del caso Icardi, mi trovo pienamente d’accordo con le parole del direttore Ausilio, che ha «ammonito» il giocatore ricordando come ognuno è libero di fare nel privato ciò che vuole, ma sempre nel rispetto della società e del gruppo. Oggi con tutti questi social network è difficile gestire il privato. Un tempo tante storie extra campo non uscivano fuori. Adesso i giocatori vivono con i riflettori puntati addosso, ma anche per propria scelta. E questa il più delle volte si rivela un’arma a doppio taglio. Icardi ha il diritto di vivere la vita nella maniera che ritiene più opportuna, ma era così necessario esternare al mondo intero tutta questa storia? Credo si sia perso un po’ di equilibrio. Ma Mauro è giovane e intelligente, sono sicuro che saprà trovare la strada giusta e diventare importante per l’Inter."
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