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Quali mosse tattiche potrebbero riportare la Champions a Milano dopo 13 anni?
—«L’Inter dovrà occupare benissimo il campo, accettando il possesso del City, lavorando con le punte e palleggiando quando occorre. La catena di sinistra, da Bastoni a Dimarco, è formidabile, e dovrà essere bravo Onana a capire quando palleggiare e quando servire lungo. Haaland? Si può fermare solo di squadra».
Davanti Lautaro e poi?
—«Le ultime indicazioni di Inzaghi farebbero pensare a Dzeko, ma stavolta credo possa cominciare Lukaku per dare più profondità. Non dobbiamo pensare a che partita sarà al 60’, ma come crearla dal primo minuto».
Lei come spiega quest’Inter sdoppiata tra campionato e Champions?
—«All’inizio ha pesato il trauma dello scudetto appena perduto, poi il pensiero delle occasioni che sarebbero tornate, ma non funziona così. In Europa la vera impresa è stata passare il primo turno. Poi, tanta bravura e un pizzico di fortuna nei sorteggi».
Lei ha vinto un Mondiale da sfavorito e tre volte la Uefa: esiste il segreto delle finali?
—«Contano il gruppo e la meraviglia, saper tirar fuori quel Dna che ogni squadra possiede».
Inter 2010 e 2023: esistono paragoni?
—«Non credo. Quella del triplete era una squadra costruita per vincere, e in semifinale eliminò proprio Guardiola».
Si chiude un’annata molto anomala e sorpredente: a lei è piaciuta?
—«Il Mondiale ha spezzato la stagione. Il Napoli ha vinto con merito assoluto, però di questo campionato non ricordo sfide memorabili. Inter e Milan hanno troppi punti in meno rispetto a un anno fa, e la Juve ha vissuto quello che ha vissuto: Allegri è stato bravissimo a tenere insieme la baracca dopo quel meno 15, altri sarebbero precipitati. Anche se, va ricordato, i bianconeri erano già tagliati fuori a gennaio dopo la batosta di Napoli e prima della penalizzazione».
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