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Erano gli anni di Trapattoni all’Inter.
«Il migliore in assoluto. Nessuno come lui. Anche perché è stato l’unico che mi ha allenato tre anni di fila. Mi capitava di cambiare anche due allenatori a stagione. Con lui si era creato un rapporto speciale. E poi un altro voglio ricordare in questi giorni: Luisito Suárez. Prese la squadra per traghettarla a fine campionato dopo una stagione difficile. Cosa dire? Un maestro. E un grande interista».
L’anno dello scudetto dei record, 58 punti, avevate già capito in ritiro che la stagione si annunciava brillante?
«Quell’estate in ritiro si presentarono cinque nuovi giocatori. Bianchi, Diaz, Matthäus, Brehme e, soprattutto, un certo Nicola Berti. Non so se mi spiego…».
Si spiega.
«Non ci voleva un genio per capire che avremmo fatto mirabilie. Già dal ritiro si respirava aria di scudetto».
Matthäus e Brehme. E l’anno dopo anche Klinsmann. Chissà com’erano rigidi e gelidi questi campioni venuti dalla Germania.
«Abbiamo delle idee sbagliate sui tedeschi. Si divertivano come e più di noi».
L’Inter riparte per una nuova stagione. Sensazioni?
«Mi piace come stanno costruendo la squadra. Non c’è più Dzeko? Thuram ci farà sognare. Siamo pronti per conquistare la seconda stella!».
E la Champions?
«Mai mettere limiti».
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