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Bertolino: “Inter, serve pazienza. Il derby rappresenta tanto. Ricordo…”

Simona Castellano

Il comico e cabarettista italiano ha parlato a Inter TV del derby.

Enrico Bertolino è stato intervistato a Inter TV ed ha parlato del derby in programma domenica sera alle 20.45.

Le sue parole:

"Il lavoro del mister è un lavoro che mi piace, ma è lungo, bisogna avere pazienza anche se noi non siamo una piazza di gente che ha molta pazienza, si è visto con molti allenatori, anche dopo due sconfitte. Adesso vorrei vedere - anzi, no, non vorrei mai vederla - la prima sconfitta quanto peserà su squadra e allenatore. L'allenatore è quello che fece Mourinho, è quello che tiene insieme le teste, non quello che ti spiega il calcio. Se il mister riesce a fare sentire ai giocatori quanto sente lui la partita si può lavorare, ma spero che lo si lasci lavorare anche se non arriveranno risultati. Ci sono vari modi per stare in team, un team è quello composto da chirurgo e anestesista oppure la brigata di cucina di uno chef, 18 persone che preparano un piatto solo. Il calcio è un'altra cosa, non i tratta di un gruppo, si tratta di fare squadra. Se fai gruppo perdi e dopo vai in discoteca, se sei squadra sei incazzato quando perdi e la volta dopo devi migliorare; se vinci invece devi condividere. Ho visto che quando Icardi fa fatica qualcuno gli va sotto e se qualcuno è in difficoltà Icardi va indietro. La cosa più bella degli ultimi tempi di Icardi è stata il salvataggio dietro. Pi ci sono i calciatori come Perisic, uno dei più grandi acquisti di quest'anno secondo me, che fanno i solchi sul campo, l'ultimo a farli era Pasinato. Le battute sul derby faccio sempre fatica a farle, l'unico con cui facevo battute al derby era Abatantuono. Giocavamo sui nomi dei calciatori. Il derby ti rincoglionisce, io non so come finiremo l'intervista la prossima volta, magari la facciamo in qualche casa di riposo. Il derby rappresenta tanto, non una di quelle partite da tifo rabbioso, io preferisco vincere con la Juve, mi piace molto, ma il derby è derby. Per me è somatizzazione, ansia enorme che inizia sei giorni prima. Io non vado a vederlo allo stadio, nonostante abbia l'abbonamento. Sono stato una volta a vederlo quando giocava il Milan in casa e abbiamo vinto. Ho una serie di simulacri che vado a toccare, una maglia vintage dell'Inter con uno scudetto sopra - dovrebbe esserci sempre, fa più bella l'Italia -, l'altra è dell'Inter Femminile, regalatami da Regina Baresi, e poi c'è la divinità, la maglia regalatami da Dejan Stankovic. Lui rappresenta uno di quelli per cui l'Inter era una fede, una religione, non era solo un posto di lavoro, lui non veniva a lavorare, dava l'anima, la passione. Adesso ha una bella posizione nell'Uefa, sono contento per lui.

Il primo derby che ho visto non lo ricordo nemmeno, mi sa che ero tra le braccia di mio padre, noi siamo interisti da sette generazioni, si narra di un nonno che andò a prendere Meazza quando giocavamo con l'Ambrosiana. Mio padre fino all'anno in cui è morto è stato costretto a vedere a casa le partite, sul divano, lui stava fermo in un posto. Erano sempre derby combattuti. Forse quando il Milan vinceva tutto era più sentito, adesso fa anche un po' compassione. L'Inter è un modo di vivere, il Milan un modo di vivere... male. Noi siamo l'Inter e loro sono il Milan, sarà sempre così, non sarà mai possibile unire le due sudare, quel giorno andrei a tifare per l'Entella. L'Inter è una forma internazionale e il Milan è l'altra squadra di Milano, anche se l'avvocato prisco sosteneva che l'altra squadra di Milano era la Primavera dell'Inter. Quando giochi il derby devi partire con la convinzione che si va per vincere. Derby passati? Di quelli passati ricordo i gol di Berti, le parate di Zenga. Uno dei più forti è quello del 4-0, con Sneijder subito in campo, derby meraviglioso, tutto andava bene. Gli ultimi due caratterizzati dall'ansia, poi ricordo i gol di Milito, con Abate arrestato per vagabondaggio. In campo? Metterei Stankovic sempre, anche nelle partite aziendali, Facchetti in campo sempre, ovunque, mi piace la corsa che ha Skriniar, mi ricorda i primi passi di Giacinto con l'andatura decisa, se uno chiudeva gli occhi al momento della traversa colpita poteva rivedere i gol di Giacninto, ora si capisce perché sono un nostalgico. Gol? Scelgo quello di Berti, una prodezza fantastica, anche se era ininfluente. Poi sceglierei quello di Facchetti, c'era un'eleganza, uno stile, sembrava un airone che camminava. Mi è piaciuto quello di Palacio ed anche quello di Beccalossi, sono i gol della fantasia, i gol che può fare solo uno che ha fantasia".

(Fonte: Inter TV)