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Bertolino: “Un interista non ha mai tempo per gioire. A Marotta dissi…”

Gianni Pampinella

In una lunga intervista rilasciata a Il Foglio, Enrico Bertolino, comico e grande tifoso nerazzurro, parla della sua passione per l'Inter

In una lunga intervista rilasciata a Il Foglio, Enrico Bertolino, comico e grande tifoso nerazzurro, parla della sua passione per l'Inter e commenta la stagione della squadra di Conte. "Sta passando il carro dei vincitori e noi ci siamo sopra, dopo essere stati un bel po’ fermi. Non eravamo più abituati e ora abbiamo rotto un incantesimo".

Cos’ha fatto in questi undici anni?

"Mi sono macerato, ma ho anche sperato. Perché la speranza è un viaggio, è come le ferie: ciò che ti godi di più è l’attesa e io, per undici anni, ho vissuto con la felicità dell’attesa. Che male non è, se penso alla sensazione strana di quando abbiamo vinto il triplete: eravamo sazi, ebbri, ma continuavamo a chiederci cosa potessimo vincere più di quello che avevamo appena vinto. Adesso è diverso".

Perché è diverso?

Perché sappiamo tutto, abbiamo vissuto qualunque cosa e siamo già oltre, siamo già pronti a sentire di guai finanziari e i problemi di mercato, sappiamo che cominceranno a circolare le voci sull’allenatore in partenza. Cominciano le rogne, perché un interista non ha mai tempo per gioire. Ricordo a me stesso, ogni volta, che Mourinho lasciò la squadra la sera stessa della finale di Champions vinta.

E due giorni dopo lo scudetto proprio Mourinho ha annunciato il suo ritorno in Italia, ma alla Roma. Cosa prova? È felice?

Chiederlo a me, dopo quello che mi ha dato, è come chiedere al vitello grasso se è contento del ritorno del figliol prodigo. Non so se sono contento, spero almeno che non sia bravo come lo è stato con noi. Sarà però divertente rivederlo in Italia, quello sì. E spero che ci sia il pubblico quando verrà a San Siro: gli dimostreremo quanto gli vogliamo bene e lui potrà dimostrare quanto ne vuole a noi.

A proposito di San Siro: è da interisti vincere nell’anno in cui non si può andare allo stadio?

Sì, non ho dubbi. Esiste una componente malinconica nell’interista che fa capitare sempre qualcosa. L’anno in cui vincemmo lo scudetto a Parma, durante la partita ci fu la lite Ibra-Mancini; la festa fu quasi più incentrata su quei malumori. E ne potrei citare altre. Quest’anno, invece, non abbiamo la possibilità di andare tutti a salutare la squadra, abbiamo vissuto un intero campionato con lo stadio vuoto. È una privazione non da poco. Ho visto cose curiose, come i fuochi d’artificio fuori da uno stadio per una partita senza gente. Una roba felliniana, mancava solo la musica di “Amarcord” di sottofondo. Solo l’Inter poteva vincere uno scudetto così. 

Lei è felice, invece? Anche se ci siete riusciti grazie a due “juventini”?

Marotta l’ho conosciuto un po’ di anni fa a un evento. Gli dissi che una delle cose che invidiavo alla Juve era l’organizzazione che era riuscito a dare alla società. 

(il Foglio)