ultimora

Biabiany: “Vi dico come fermare l’Inter”

Francesco Parrone

Jonathan Biabiany, attaccante della Sampdoria ed ex nerazzurro, in un’intervista rilasciata al Secolo XIX si confessa e spiega come fermare l’Inter nella prossima gara che vedrà proprio la compagine blucerchiata affrontare la squadra...

Jonathan Biabiany, attaccante della Sampdoria ed ex nerazzurro, in un'intervista rilasciata al Secolo XIX si confessa e spiega come fermare l'Inter nella prossima gara che vedrà proprio la compagine blucerchiata affrontare la squadra Campione del Mondo:

Monsieur Biabiany, le piacerebbe, il giorno che smetterà di fare il calciatore, diventare allenatore?

«L’ho già fatto, l’allenatore. Quando giocavo ancora in Francia, nel Blanc-Mesnil, insieme a un mio compagno allenavamo i pulcini. E comunque adesso sto allenando il Palermo».

Zamparini ha esonerato Delio Rossi senza dire niente?

«Nooooooo... non sul serio. Nel gioco “Football manager”. Con Tissone ci sfidiamo anche on line. È da un po’ che ci gioco. Ho allenato varie squadre. Stavolta ho preso il Palermo così, senza un motivo particolare».

E lei si è autocomprato?

«Mi compro spesso. E costo più di sette milioni».

Bene. Mister Biabiany. Ora spieghi alla Sampdoria come fermare la sua Inter.

«Innanzitutto, bloccare Eto’o, l’uomo che fa girare la squadra. Marcarlo a uomo o a zona cambia poco. È fondamentale costringerlo ad allargarsi sulla fascia, costringerlo a crossare. È pericolosissimo invece concedergli tempo e spazio per rientrare, magari con l’uno-due. Se arriva al tiro sono dolori. Specialmente se calcia di destro. Ecco, fermare Samuel sarebbe già un bel lavoro».

Uno, Eto’o. Due?

«Tanto movimento a centrocampo, fare girare la palla veloce, a volte i centrocampisti dell’Inter fanno fatica a pressare».

Tre?

«Sfruttare le ripartenze sui lati. Loro spingono molto con i terzini e quindi bisogna fare trovare un attaccante pronto a ricevere palla proprio sulla fascia dove il loro terzino spinge. In questo modo, conquistando palla e scaricandola su di lui, dovremmo avere un vantaggio».

E che direbbe mister Biabiany a Biabiany?

«In fase passiva di dare una mano alla squadra, specialmente nel rompere le scatole a Motta, l’uomo che detta i tempi. E in attacco, a farsi trovare pronto a ricevere palla sulla fascia dove loro stanno spingendo».

Come si segna a Julio Cesar?

«È un po’ un casino. Lui è molto esplosivo, riesce ad arrivare dove non penseresti. Quando ha la palla al piede, si può però provare ad andare a pressarlo. A volte non riesce a resistere alla voglia di scartarti... con il Cagliari ha corso un rischio grande».

Di chi vogliamo parlare, Stankovic? Sneijder?

«Stankovic non bisogna farlo tirare. Mai. Se tira, nove su dieci è un pericolo grosso. L’olandese è difficilissimo da marcare, è abilissimo nel girarsi verso la porta appoggiandosi al marcatore e tagliandolo fuori. Mai provare ad anticiparlo. Se sbagli i tempi, ciao».

Pazzini non lo conosce.

«Da compagno no. Da avversario. È il classico attaccante-bomber, non gli sfugge nessuna palla in area e va spesso sul primo palo».

E di Materazzi che mi dice?

«Che stavo in affitto in una casa di sua proprietà, vicino a San Siro. E nella quale probabilmente ora andrà ad abitare proprio Pazzini. Nel 2006 mi fece arrabbiare nella finale del Mondiale, ci fece espellere Zidane... ».

Dunque lei conosce l’Inter. Ma l’Inter conosce lei. In particolare i difensori la conoscono bene.

«Sono molto fisici. Nell’uno contro uno li puoi saltare. Sicuramente loro mi aspetteranno sul lungo, quindi si staccheranno un po’. E poi cercheranno di raddoppiarmi. Dovrò magari giocare di più con la palla tra i piedi e provocarli, farmi venire a cercare. Se mi ronzano tanto attorno, trascureranno qualche mio compagno. E allora potrò servire qualche bella palla a Maccarone o a un centrocampista».

Ma per esempio in allenamento Lucio l’ha saltato qualche volta?

«Saltato ho sempre saltato tutti. Non è quello il fatto. A volte hai l’ispirazione per fare la giocata e può andare bene come no».

Le farà effetto affrontare l’Inter?

«È la mia ex squadra, con la quale ho vinto il campionato del Mondo per club segnando anche un gol nella finale. L’ho già fatta vincere, quindi. Ora devo fermarla».

Ha mantenuto contatti con i suoi ex compagni?

«Sì, con parecchi. Anche se quelli con cui ho legato di più sono Mariga, Coutinho, Santon, che ora non c’è più. E anche Maicon, meno male che è squalificato, e Motta. Sono stato a Milano ancora l’altro giorno, per completare il trasloco. Mi sono visto con Mariga e abbiamo scherzato sulla partita di domenica sera. Tutto in grande scioltezza».

Domenica sera non c’è niente da perdere.

«No. C’è sempre qualcosa da perdere. I punti. Sulla carta sono più forti».

Lei come sta?

«Meglio. Conto di recuperare e di essere disponibile per l’intera partita e non solo per uno spezzone come a Firenze».

Dove si è mangiato un gol...

«Che erroraccio... ci ho ripensato. E credo di essere stato timoroso nell’allungo, la paura di strapparmi... questo comunque non giustifica quel tiro. Un altro mio difetto è la fretta, a volte ce l’ho questa cosa di volere finire subito l’azione. E non va bene».

Ma senta un po’ l’Inter da allenatore l’ha già battuto?

«Con il 3-5-2, proprio il modulo con cui siamo scesi in campo domenica a Firenze. Più di una volta. E anche con la Sampdoria».