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Ampio editoriale di Fabrizio Biasin sulle colonne di Libero: il giornalista ha espresso la sua opinione in merito ai cinque cambi. Ecco le considerazioni di Biasin:
"Negli ultimi giorni tiene banco la questione «cinque cambi». Anzi, a dirla tutta, la cosa è diventata “problema comune” dopo Inter-Fiorentina 4-3: i nerazzurri battono la viola nel finale grazie alla cavalleria pesante - ovvero agli ingressi dei vari Hakimi, Nainggolan, Vidal, Sensi, Sanchez - e tutti a dire «così non vale!». Come non vale, lo consente il regolamento...".
CINQUE CAMBI - "I cinque cambi, per evidenti questioni, aiutano i club dalla panchina lunga, quelli che possono disporre di alternative in quantità (in Italia, Inter e Juve su tutte), gli altri... affari loro. Se, per dire, la squadra di seconda fascia imposta la partita per tenere botta fino al 90’, è facile che contro le corazzate la prenda in saccoccia per questioni di impossibilità a
resistere sul lungo periodo. Ma, dicevamo, questo non è certo un problema di chi si può permettere la panchina lunga, semmai di chi ha deciso che proseguire con la novità regolamentare aveva senso anche dopo l’emergenza".
GIUSTO OPPURE NO - "E veniamo al punto: era il caso di continuare? Il caldo asfissiante è solo un ricordo, i giocatori - per quanto atipica - hanno fatto la loro bella preparazione, da un punto di vista prettamente atletico è tornato tutto più o meno alla normalità. Proseguire con le cinque sostituzioni pare, in effetti, una forzatura; di sicuro piace agli allenatori (meno problemi nella gestione delle risorse), ma snatura parecchio il caro vecchio «calcio», per come lo conosciamo. È vero, nel corso degli anni hanno tolto la possibilità ai portieri di raccattare il pallone con le mani su passaggio dei compagni, abbiamo assistito all’introduzione del Var, si è concesso di battere la “puntata” senza dover uscire dall’area di rigore, ma queste sono tutte scelte prese per rendere il gioco più lineare e meno barboso. Anche i cinque cambi hanno lo stesso effetto, ma mentre le altre “rivoluzioni” sono in qualche modo, diciamo così, democratiche, questa avvantaggia - e non di poco - le squadre meglio attrezzate. Per carità, forse la volontà è proprio questa: rendere il calcio più spettacolare con buona pace di chi non riesce a stare “a livello”, ma avanti di questo passo arriveremo ai cambi-volanti e questo sport, più che al calcio, finirà per assomigliare a una qualche disciplina americana di quelle dove “la competizione” viene dopo “lo show”. Oh, per carità, son gusti.."
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