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Fabrizio Biasin ha parlato di Inter nel suo editoriale per TMW: "La parabola di Franco De Boer in soli 40 giorni di interismo ha già vissuto gli abissi (la pastura) e i picchi (dopo la vittoria di domenica sfiora il "livello De Filippi"). La cosa bella è che lui sembra non essersi accorto di niente, o forse in grande serenità ha preferito fottersene perché è più scafato di chi a sua volta ha provato a fotterselo. Franco De Boer è stato stropicciato dai media, dall'opinione pubblica, da una buona fetta dei suoi stessi tifosi. Gli hanno piazzato alle calcagna un paio di "sostituti virtuali" (Capello e Prandelli), come se il contratto sottoscritto un mese fa fosse stato vergato su carta da culo "due veli". Hanno detto "cazzo, questo in 30 giorni non ha ancora imparato l'italiano con quello che guadagna!" e altre cose visionarie che personalmente ho catalogato nel "prontuario anti-De Boer", buono da tirar fuori e utilizzare alla prossima sconfitta.
Sconfitta che arriverà, perché semplicemente è nell'ordine delle cose. Solo che "l'ordine delle cose" non va affatto d'accordo col "mondo del pallone", almeno qui in Italia, e quindi ciò che un secondo prima è "vergognoso" un attimo dopo diventa "pazzesco", così come un povero pirla da rispedire nel Paese delle cannette e dei troioni in vetrina, improvvisamente si trasforma nel nuovo dio della lavagnetta, surclassando Allegri che, invece, "non ci capisce un cazzo" (sì, si è sentita anche questa). L'Inter è una specie di mobile Ikea con ancora tutti i pezzi sparsi sul tappeto e la sensazione che possa mancare qualche bullone. Epperò è un gran bel mobile dell'Ikea, uno di quelli che una volta montato rischi di farci il figurone con gli amici".
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