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Il ct replica così: «Ma quale prudenza? Nel secondo tempo siamo stati al massimo del livello, cosa che non è accaduta nel primo tempo. Che c’entra la prudenza?». Poi va in sala stampa e alza il livello. Giornalista: «La formazione iniziale mi è parsa un patto forte tra la squadra e il suo allenatore, al di là delle scelte tattiche ben ponderate». Ct: «Mi traduca meglio la parola patto». Giornalista: «Mi è sembrata una formazione costruita dialogando molto con i giocatori, no?». Ct: «Ecco, questo secondo me glielo hanno detto e fa bene a ridirlo. Perché è così». Giornalista: «Non me lo ha detto nessuno, è una mia deduzione». Ct: «Quanti anni ha lei? 51. Ha ancora 14 anni di pippe per arrivare a 65, per arrivare alla mia età... Io parlo con i giocatori, qual è il problema? Patto di cosa? Patto per gli altri? È un patto per noi... Non si prenda delle licenze che non sono sue...».
Nella notte arrivano le scuse di Spallettone su consiglio di Gabriele Gravina, “pompiere” Figc e vabbé, son cose che capitano. Così come capita di vedere il Ct che a un bel punto torna in campo e va a salutare uno a uno i tifosi azzurri rimasti nell’impianto di Lipsia, una specie di show, tra l’altro graditissimo. E ora toccherebbe parlare dell’Italia che gioca maluccio ed è ancora in cerca di una sua identità, ma di questo potete leggere nel pregevole editoriale del buon Savelli qui a fianco. Noi ci limitiamo a una considerazione, che vale quel che vale ma storicamente in competizioni come questa ha più senso di tanti schemi e ragionamenti: questa Nazionale ha culo, ma proprio un bel culo, non c’è altra spiegazione dopo un gol segnato al minuto 98’, per quanto bello. E questa è una gran notizia, perché senza quello, il culo, non si va da nessuna parte in ogni campo della vita e figuriamoci nel calcio. Per informazioni chiedere al buon Arrigo, celebre predecessore di Spalletti, quello del “Culo di Sacchi” che nel ’94 ci condusse alla finale del Mondiale (poi persa col Brasile, sigh). La differenza? A suo tempo il gruppo non amava moltissimo il suo condottiero, questa volta sono tutti (o quasi) dalla sua parte. Andiamo a Berlino Luciano (intanto sabato, è già qualcosa)!"
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