Fabrizio Biasin, dall'edizione odierna del quotidiano Liberoanalizza e commenta la vittoria nerazzurra sul Chievo e la nuova classifica che adesso vede l'Inter in vetta: "Cose che sentivi dire (e dicevamo tutti) non più tardi di 4 mesi fa. 1) «L’Inter è da 5˚ posto. Se va bene». 2) «L’Inter con Fiorentina e Roma nei primi due turni rischia di fare 0 punti». 3) «Spalletti è il rincalzo di Conte. E di Simeone. Ed è pazzo, a Roma lo sanno». 4) «A Suning non frega niente. #Suning vattene». 5) «Icardi è come Bacca. Scambiarlo con un altro attaccante non sarebbe un male». Varie ed eventuali. Poi la storia (parzialissima) ha detto il contrario. Ha detto, per esempio,che è sempre meglio parlare a cose fatte. Per questo sarebbe sciocco celebrare l’Inter ora, soprattutto a pochi giorni dalla sfida contro la Juve,ma sarebbe ancora più sciocco far finta che la società nerazzurra sia la stessa del lustro 2011-2016. L’Inter è cambiata: nei risultati, certo, ma quelli sono effetto di decisioni (anche impopolari) imposte dall’alto e da lontano, addirittura dalla Cina. L’Inter dello sciagurato 7˚ posto decide di puntare su Spalletti, gli affida una squadra che per i più andava smembrata e infarcita di stelle e figurine («bisogna fare come il Milan!»). «Facciamo le cose senza fretta e seguendo il fair play finanziario», dice Zhang a Sabatini e Ausilio.
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I due si ritrovano a dover fare i ragionieri, più che gli uomini mercato: prendono Skriniar («chi cazzo è? Vogliamo Bonucci!»), Borja Valero a 5 milioni («Bollito!»), Vecino («Pagato troppo!»), Cancelo, Dalbert e Karamoh. Convincono Perisic a restare e confermano Icardi leader. Il resto lo fa un tecnico che arriva e dice «l’anno scorso abbiamo fallito». Dice «abbiamo» come se fosse dipeso pure da lui e ti conquista col paraculismo. E il paraculismo è la tua condanna se non è accompagnato dai fatti, oppure ti trasforma in genio se a un passo da Natale non hai ancora mai perso, unica squadra tra A, B e C. L’Inter ha un capitano di 24 anni e 9 mesi che è in testa alla classifica cannonieri ma, soprattutto, si è trasformato in condottiero affidabile. L’Inter ha un pubblico da Champions (oltre 58 mila spettatori di media) e un obiettivo scritto nel marmo e sbandierato al vento: «Tornare a giocare nell’Europa che conta». L’Inter ha perfino rianimato Nagatomo, Santon e - udite-udite - Ranocchia, simboli di un gruppo che a giugno sembrava l’Armata Brancaleone e oggi osserva tutti dalla cima della montagna".
(Fonte: Libero 4/12/17)
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