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Passano la palla a me: “Non sono d’accordo, per me l’Inter ha giocato una grande partita perché ha saputo soffrire e bla bla bla”. E poi, a corredo: “Smettiamola di pensare che l’Inter debba giocare sempre come se fosse il Barcellona di Guardiola”.
Cito a proposito una delle squadre che ha fatto la storia del calcio per far comprendere il concetto: “Si può anche vincere senza dover passare per forza da un calcio meraviglioso”.
Il mio interlocutore con la zazzera mi incalza: “Tranquillo che l’Inter non ha mai giocato a quel livello”. E io rispondo: “Per me sì”. Perché lo penso: il calcio che ho visto produrre alla squadra di Inzaghi in più di una partita ha raggiunto picchi altissimi.
Ovviamente il Barcellona di Guardiola non c’entra una mazza, quello faceva il Tiki Taka e ha vinto tutto, l’Inter gioca in modo completamente diverso, con princìpi opposti e in un’era calcistica neanche minimamente paragonabile a quella passata. Lo capisce anche un bambino. O forse no.
Un celebre portale traduce il siparietto con un titolo, definiamolo, accattivante: “Biasin: ‘L’Inter gioca come il Barcellona di Guardiola’”. E vabbè, conosco le leggi dei portali, devono estremizzare il tuo ragionamento altrimenti colcazzo la gente clicca. Se avessero titolato “Biasin: ‘L’Inter sa vincere anche senza giocare come il Barcellona di Guardiola’” avrebbero reso il concetto ma si sarebbero dovuti accontentare del misero clic di mia zia.
Nel corso della giornata ricevo la consueta sequela di carinerie: “Biasin che cazzate dici”. “Testa di cazzo te e il Barcellona di Guardiola”. “Di Guardiola hai solo la pettinatura”. E così via (l’ultima l’ho trovata molto divertente).
Penso: “Cosa faccio, mi metto a spiegare che neanche un cretino paragonerebbe Il Barcellona di Guardiola all’Inter di Inzaghi visto che non hanno nessun genere di attinenza?”. Lascio perdere: “Tanto è inutile, ormai è passato quel concetto lì, chi ha ascoltato il ragionamento per intero ha compreso, chi si è accontentato del titolo penserà che sono un coglione visionario. Amen”.
Ma poi arriva lui. Il mito, l’unico, il solo: ANTONIO CASSANO.
Antonio Cassano non ha visto la clip ma va in diretta e “me l’hanno detto gli amici miei oh!”. E cosa ti hanno detto Anto’. “Quello lì, faccio nome e cognome, Fabrizio Biasin! Si deve vergognare! Lo fanno scrivere sui giornali che dice che l’Inter è il Barcellona di Guardiola! Vergogna meh!”.
I suoi compagni di trasmissione gli fanno notare che, boh, forse si tratta di una forzatura, di un titolo buttato là per pescare un po’ di allocchi, ma lui non arretra di un millimetro perché è Antonio Cassano e gliel’hanno detto gli amici suoi: “No no, fidati, te lo dico io! Me l’hanno girato gli amici miei! Che lui si deve vergognare! Come si dice Lele! Servilismo!”. Cazzo vuol dire servilismo poi, boh.
La clip gira sui social (e figurati), sotto l’ennesima straordinaria sequenza di insulti, alcuni originali, altri meno, tutti ovviamente anonimi.
È mezzanotte, finisco di lavorare, prendo la bici e mentre pedalo verso casa penso: “Ecco, invece di gustarmi la puntata 4 di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno mi tocca rispondere al signor Cassano Antonio, perché in questo bislacco Paese quello che dice questo ex campione del calcio raggiunge un sacco di gente e hai voglia poi a dover buttar giù un’altra vagonata di offese” (puntualmente arrivate).
Ed eccomi qua. Non ho visto la 4 di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, ho scritto ‘sto inutile papocchio, questa notte ho sognato Cassano ospite a Ballando con le Stelle (la mia psiche deve aver mescolato un po’ di cose), ho perso un sacco di tempo e - se siete arrivati fin qua - vi devo 3 preziosissimi neuroni.
Ciao”, ha scritto Biasin.
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