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Sulle pagine di Libero, Fabrizio Biasin è tornato sulla polemica innescata ieri dall'articolo di Arrigo Sacchi sul 30° anniversario della finale dei Mondiali del 1994 persa a Pasadena contro il Brasile:
"... Il trattato dell’Arrighe, allenatore leggendario, non rende giustizia alla sua grandezza e questo per almeno tre motivi. Il primo: se anche Roberto da Caldogno avesse fatto secco Taffarel, avremmo dovuto sperare nell’errore di Bebeto, ultimo rigorista carioca. La seconda: se l’Italia è arrivata a giocarsi la finale nell’inferno di Pasadena (50 gradi percepiti, praticamente un forno) è merito quasi esclusivo di quel giocatore lì, Baggio R., il più amato dagli italiani, nonché italiano più conosciuto al mondo. La terza: scegliere di trovare un capro espiatorio “a 30 anni da...” significa non voler bene a se stessi".
"Cioè, il fatto che i due non si amassero è cosa nota (molti allenatori, Mazzone a parte, hanno faticato ad accettare che Baggio fosse meglio delle loro rispettive lavagnette), ma un conto è avere uno scazzo professionale, altra cosa è scaricare addosso al (non più) ragazzo una cascata di veleno ingiustificato. E qualcuno dirà: «Magari non ha proprio detto così e chi ha riportato le sue parole ne ha modificato il senso per ottenere proprio siffatto “effetto scenico”». È vero, capita, ma se così fosse è giusto che Sacchi precisi, aggiusti, sistemi il falso storico secondo cui nel 1994la prendemmo in saccoccia per colpa esclusiva di un fenomeno del calcio".
(Fonte: Libero)
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