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Nel suo editoriale per TMW, Fabrizio Biasin è tornato sulle sorti del calcio italiano: "È tutto pronto, si riparte. Oh, ci hanno detto così. Ci si prova, almeno, e la cosa è buona e giusta. Cioè, davvero, un tentativo va fatto perché ci sono milioni e milioni di motivi (in euro) per tentare, solo bisognerebbe riuscire a far rientrare la logica nel discorso. E al momento, la logica, è da un'altra parte. Soprattutto leggendo e rileggendo il famoso “protocollo per ripartire”. Ci hanno detto che se un giocatore dovesse risultare positivo verrebbe messo in isolamento e i suoi compagni monitorati come si deve. Sì, ok, loro l’hanno detta meglio, ma il senso è quello. Ma è una cosa davvero fattibile? Almeno otto club su venti (notizia di ieri sera) non sono d'accordo. Ci hanno fatto intendere che ogni club dovrà fare analisi a raffica e adeguare le sue strutture alla “modalità quarantena”, con tanto di spese non indifferenti e obbligo di tamponare questo e quello come se non ci fosse un domani. Quanti club saranno in grado di stare al passo? Pochi, è un dato di fatto. Non ci hanno detto cosa accadrebbe se il giocatore X dovesse malauguratamente farsi male – che ne so – alla caviglia. Lo mandi alla clinica Salcazzo a curarsi? Eh no, non puoi. Lo lasci in uno sgabuzzino in attesa di tempi migliori? Boh".
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