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Biasin: “Su De Boer, toccate vette mai raggiunte. L’olandese, signore dall’inizio alla fine”

L'analisi del caporedattore sportivo di Libero, Fabrizio Biasin, sull'attuale situazione in casa Inter

Giovanni Montopoli

Si è conclusa ieri l'avventura di Frank De Boer sulla panchina dell'Inter. Durata appena 84 giorni, la "carriera da tecnico dell'Inter" ha subito una brusca inversione di tendenza. Troppi i nomi, poche le certezze, l'unica è che venerdi arriverà la delegazione Suning per sondare i candidati. Operazione che, letta cosi, fa storcere il naso ai sostenitori nerazzurri. Fabrizio Biasin, dalle colonne di Libero, ha analizzato l'attuare situazione in casa nerazzurra.

Mal contati sono 29 allenatori in 30 anni (con qualche ritorno). Diciamo la verità: non è una cosa seria. Qui si rischia di far passare la panchina dell’Inter come una «poco di buono» una «che va con tutti». Solo che lei non c’entra nulla, fa tutto chi «sta sopra». E prima c’era Moratti e poi è arrivato Thohir e ora è toccato a Zhang perdere «la verginità» in nome della tradizione: sulla panchina nerazzurra resistere è impossibile. Nel caso-De Boer, però, si sono toccate vette mai raggiunte. Due mesi e poco più di lavoro, risultati scadenti ma anche la sensazione che se tutti avessero «fatto gruppo» attorno al tecnico, qualche risultato sarebbe arrivato. E invece no, si sono fatti gli affari loro: i giocatori, la dirigenza, tutti. Solo i tifosi si sono «spesi»: c’è chi ha contestato il mister per gli scarsi risultati, ma nessuno l’ha individuato come il principale responsabile del disastro tecnico-gestionale. A vincere paradossalmente è stato lui, l’olandese: «signore» il giorno del suo arrivo, «signore» nei giorni degli sfottò, «signore» il giorno dell’addio. Abbastanza per augurargli con estrema sincerità «buona fortuna»

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