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Paolo Condò, nel suo editoriale er Repubblica, ha analizzato il secondo weekend di campionato: "C'è stato un tempo, il finale degli anni 90, in cui lo scudetto era a tal punto contendibile da farci chiamare “le sette sorelle” — vecchia citazione delle grandi compagnie petrolifere — le squadre che in qualche modo partivano col massimo obiettivo in testa. A guardare la partenza di questo campionato la tentazione di individuare un mazzetto di “cugine” — sorelle sarebbe prematuro — esiste. Le prestazioni, oltre che i risultati, delle iscritte alle coppe sono state in questo senso incoraggianti.
Il Napoli ha segnato 6 gol in un'orgia di calcio offensivo. Il Milan ha vinto nettamente anche in assenza di Ibrahimovic. L'Inter ha prevalso di puro impeto (e sostituzioni) in una partita nata sbagliata: l'ha rovesciata, e non una ma due volte. La Lazio è passata a Cagliari implacabile e chirurgica. L'Atalanta al solito ha prodotto il calcio più efficace e divertente, vincendo quasi in souplesse. Sono storie, situazioni e ambizioni diverse, ma nel rispetto di queste differenze tutte le “cugine” sono uscite dai blocchi in modo convincente.
Il tema degli organici profondi è il denominatore comune, perché il vantaggio dei club facoltosi è evidente, ma delle sette “cugine” soltanto la Lazio — cui resta una settimana di mercato — e forse la Roma hanno una panchina di qualità visibilmente inferiore. L'Atalanta ha aggiunto almeno tre unità, il Milan due e non ha finito, il Napoli aveva già allargato la rosa a gennaio e se davvero non venderà Koulibaly la sua rosa resterà profondissima. Il che è prezioso per cambiare modulo in corsa, reagire ai contagi improvvisi da Covid (vedi Ibra), vincere le “seconde partite”, quelle che iniziano verso il 70’ e spesso rovesciano il verdetto precedente".
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