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Bisseck, l’ex allenatore: “Una montagna, prototipo del difensore del futuro”

Fabio Alampi Redattore 

David Nielsen, tecnico dell'Aarhus nel 2021/22, racconta alcuni aneddotti riguardanti il giovane difensore tedesco

David Nielsen, ex allenatore dell'Aarhus, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport ha parlato di Yann Bisseck, difensore tedesco in procinto di trasferirsi all'Inter.

David, ci racconta l'acquisto di Bisseck nel 2021?

"Ho chiesto a Noah, mio figlio, se ci fosse qualche suo compagno forte da suggerire al club. Ha subito pensato a Yann, sebbene fosse infortunato. Era cresciuto al Colonia, aveva già esordito in prima squadra, era una grande promessa prima degli infortuni. In Portogallo ha giocato pochissimo, eppure Noah l'ha notato. E abbiamo pensato che l'ipotesi Danimarca potesse stuzzicarlo, in quanto possibile rinascita. È andata così".

Ha giocato nove partite in un anno al Vitoria Guimaraes, eppure suo figlio non ha avuto dubbi. Questo dice molto…

"In Portogallo, prima di infortunarsi, batteva tutti gli altri nei test fisici e atletici. E questo ovviamente mio figlio lo sapeva… Mi viene da dire che nella vita e nella carriera è fondamentale incontrare le persone giuste".

Senza infortuni, secondo lei sarebbe già in una big?

"Sicuramente: lo sarebbe da tempo".

In che condizioni si è presentato da voi?

"Non era più infortunato, ma bisognava seguirlo con attenzione soprattutto nei primi tempi. Devo fare gli applausi allo staff, che ha lavorato con lui in maniera ottima. Tanto che per i successivi due anni ha giocato con continuità senza più problemi".


Il primo ricordo che ha di lui?

"Nitidissimo. Dopo aver firmato arriva da noi, entrato dalla porta e vedo questo ragazzo enorme, di due metri. Tutti lo guardano e dicono: "E questo cos'è?". Una montagna che cammina".

Fa davvero così impressione?

"È incredibile la potenza che trasmette questo ragazzo, anche solo a vederlo. E continua a costruire il suo fisico. Per questo lo considero un difensore anomalo, penso che sia il prototipo del difensore del futuro. Sarà sempre così, in tutti i ruoli: basta guardare Haaland, un gigante che si muove come faceva Inzaghi".

Può essere un giocatore da Inter?

"Sì, certo. Ha fisicità e aggressività, ma è anche migliorato con la palla tra i piedi. Penso che debba ancora lavorare per crescere in fase difensiva e da questo punto di vista la scuola italiana può essere perfetta per lui. Tra la Serie A e il campionato danese c'è una bella differenza…".

E può giocare sia a destra sia a sinistra, anche in una difesa a tre.

"Sì, spesso lo ha fatto. Con me giocava soprattutto a sinistra, ma il suo piede forte è il destro. È un difensore versatile".

Dunque, la vostra intuizione di portarlo in Danimarca ha fatto bene a tutti: al club, a lui, anche al vostro movimento calcistico.

"Il suo passaggio qua è stato una benedizione per tutti, sì. Per questo dico che bisogna incontrare le persone giuste. Ora è arrivato il momento di fare questo salto, era inevitabile che accadesse".

Che ragazzo è?

"Intanto è un professionista esemplare, si dedica al 100%. Non dà problemi, si allena benissimo, è un ottimo compagno di squadra. E poi è un ragazzo gentile ed educato, che sa anche essere divertente nei momenti opportuni. È proprio una bella persona, si merita ogni bene".

E la famiglia?

"Tutti bravi ed educati. Attorno a lui c'è davvero l'ambiente giusto. Ho solo cose belle da dire sulla famiglia e sul calciatore".