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Boateng: “Tanti errori, pochi amici. Las Palmas? E perchè no? Mandela incredibile…”

Il centrocampista ghanese del Las Palmas si è raccontato a cuore aperto in un'intervista concessa a Marca. Tanti i temi sfiorati dall'ex Milan

Dario Di Noi

In una bella intervista concessa a Marca, a cuore aperto, Kevin Prince Boateng ha raccontato diversi aspetti della sua vita di uomo e calciatore. Dopo essersi perso con il passaggio dal Milan allo Schalke 04, il calciatore ghanese ha riscoperto la bellezza del calcio sulle Isole Canarie, con il Las Palmas. Ecco alcuni stralci della lunga intervista.

MIGLIOR AVVERSARIO - "Makelele. In un Tottenham-Chelsea a Stamford Bridge. Fu incredibile. Non mi fece toccare palla, un giocatore fortissimo".

BEST MOMENT - "Il miglior momento della mia carriera? Quando ho vinto la Serie A".

MIGLIORE DELLA LIGA - "Cristiano. Ha tutto. Destro, sinistro, colpo di testa, velocità… E bene, in questo pianeta il migliore è Cristiano Ronaldo. Leo Messi non è umano, è di un’altra galassia".

MIGLIOR STADIO - "Old Trafford e Anfield. E poi San Siro, perché è la mia casa".

IDOLO DA PICCOLO - "Rivaldo. Avevo le gambe storte come lui e mi dicevano che gli assomigliassi".

GOLAZO - "Il gol contro il Villarreal è stato il più bello che ho segnato? Lo è stato di squadra. Una giocata perfetta che ha coinvolto tutta la squadra e si è chiusa con un tacco e una sforbiciata al volo. Ma a fine partita vedi che i 3 punti li ha portati a casa il Villarreal, ed è questo quello che conta. A livello personale, il mio miglior gol è quello che ho segnato al Barcellona".

INFANZIA - "Ho vissuto in un quartiere molto povero, è stato difficile crescere lì. Mia madre non aveva tanti soldi e mio padre non era mai a casa. Non avevo la possibilità di giocare come gli altri ragazzi. Per me era normale, perché non mi mettevo a paragone con nessuno. Nel mio quartiere era normale vivere così. Orgoglioso di poter dare tutto a mio figlio? Tutto quello che è mancato a me lo posso dare a mio figlio. E’ il mio obiettivo, lavorare duro perché non gli manchi nulla".

ERRORI - "Se mi pento di aver preso decisioni sbagliate in passato? Si, naturalmente. Nella vita è importante ammettere gli sbagli. Prima ero fatto in un modo, e grazie agli errori oggi sono come sono. Ero una persona molto impulsiva, e forse ora sono più intelligente. Con le mie squadre? Mi pento di molte cose. Da giovane non lavoravo molto, perché giocavo solo per il mio talento. Ma questo non era il percorso corretto. Ora m pento di non aver lavorato molto prima. Ma era normale a quei tempi. Ero il capo del mio quartiere, avevo fama e soldi. Complicato gestire la fama? Per me è stato impossibile. Da un giorno all’altro hai in mano tanti di quei soldi da poter comprare tutto. In due anni ho speso tutti i miei soldi in macchine, orologi, scarpe, discoteche, ristoranti e amici che, in realtà, amici non lo erano. Per un ragazzo come me, cresciuto in un posto povero e senza denaro, era molto pericoloso. Di amici ne ho due. Il resto sono amici in un certo momento, ma quando cambia la situazione già non lo sono più. Nel quartiere in cui sono cresciuto non vedo un solo amico. Amici nel calcio? Sulley Muntari. Ho giocato con lui nel Milan e in Nazionale, posso dire che è mio amico. E così Patrick Ebert, lo conosco da 20 anni".

SVOLTA - "Quando mi sono reso conto di dover cambiare? Dopo il Mondiale del 2010. Ho visto giocatori di un altro livello e ho pensato che fosse giunto il momento di concentrarmi solo nel calcio per raggiungere certi livelli. Lì decisi di cambiare mentalità".

MONDIALE - "Cosa significa giocare i quarti di finale di un Mondiale? Non tutti i giocatori possono dire di aver giocato un Mondiale. In quel momento ricordi la tua famiglia e tutto quello che hai passato nella tua vita. E’ incredibile, perché non giochi solo per te, ma per la tua gente, tua moglie, i tuoi genitori, i tuoi fratelli… E’ un momento unico. Giocare contro mio fratello Jerome? La ciliegina sulla torta. E’ un qualcosa che non capita di solito, ma in quel momento non ci pensai molto. Sono 90 minuti in cui non ti metti a pensare a quello che sta succedendo, nonostante sia qualcosa di storico".

NAZIONALE - "Sì, mi piacerebbe tornare in Nazionale. Mi sento male per tutto quello che è successo, per come è successo. Voglio parlare con il presidente e con il mister per chiarire la situazione. Se, dopo questo, giocherò con la Nazionale, bene. Sarò contento. Per me la Nazionale è molto importante. Quando ci parlerò? Credo che siano loro quelli tenuti a chiamarmi. Io sto giocando. Quando avranno tempo per Prince Boateng, io sarò qui".

LAS PALMAS - "Perché ho scelto il Las Palmas? Sempre la stessa domanda. Ma perché no? Nella vita non sempre contano i soldi. Per me è importante essere qui. Non avevo mai giocato in Spagna e, quando mi hanno chiamato, non ci ho pensato su. Voglio svegliarmi tutte le mattine con il sole. E’ stata una decisione per la mia vita, non solo per il calcio. Qui ho trovato la tranquillità. Dubbi della gente sul mio acquisto? Se ne è parlato molto e lo so. Molti hanno detto che venivo per la festa. Se avessi voluto la festa sarei andato in città come Milano, Londra… Nella mia vita ho fatto molta festa. Volevo venire qui per dimostrare alla gente chi fossi. Per questo lavoro ogni giorno. Il calcio cambia molto rapidamente. In un mese tutti parlano di me solo come calciatore. Avevo perso molte speranze. Ora mi diverto di nuovo e lo faccio nel miglior campionato del mondo. Mi sento bene".

MEDIA - "Se mi sento una persona mediatica? Sì. Mi rendo conto che sono una persona interessante per la stampa. So che per molta gente sono un idolo e so che ad altre persone non piace il mio modo di essere. Per me è una parte in più del mio lavoro".

RAZZISMO - "Società cambiata rispetto al razzismo? No. Non è cambiato nulla. Il razzismo non è bianco contro nero. Tutti i giorni c’è razzismo dappertutto, per razza, religione e odio. Bisogna saperlo".

PERSONAGGIO STORICO - "Muhammad Ali è una persona molto importante, ed è più intelligente di quello che pensiamo. Ho ammirato Michael Jackson come artista. E Nelson Mandela. L’ho conosciuto in Sudafrica dopo il Mondiale. Mi chiamava il David Beckham d’Africa. Mandela ha parlato con me e mi ha detto che mi avrebbe voluto far sposare con sua figlia. Gli dissi che tenevo già una sposa e lui replicò: “Io ne ho cinque, che problema c’è?”. E’ una persona incredibile. E’ stato molti anni in carcere per nulla. E’ una persona molto tranquillo, con un’aura che diffonde pace e forza".

BAD BOY - "Perché mi impegno a dare l’immagine da ‘bad boy’? Sono nato così. E’ una protezione per mantenere una distanza con gli altri. Succede lo stesso a Ibrahimovic. Se parli con Ibra 10 minuti ti rendi conto di che persona fantastica sia. Quasi tutti i giocatori sono così, a parte Ronaldinho, sempre scherzoso. Molte persone mi dicono lo stesso. Appaio come arrogante, ma penso che per discutere una persona la si debba conoscere. Com’è Ronaldihno? Il migliore, come persona e come calciatore. Il suo stile è unico. Giocava per il Barcellona e si è preso gli applausi dei tifosi del Real Madrid. Tutto il mondo lo ama".

(Marca)