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Il deferimento di Andrea Agnelli è un argomento delicato e come tale lo tratta Fabrizio Bocca su Repubblica. Senza entrare troppo nel merito della vicenda il giornalista sottolinea la violenta reazione del presidente bianconero: "Il problema è che se una commissione antimafia chiama a testimoniare la Juve e la Procura delle Federcalcio, avuti gli atti, deferisce il presidente stesso e i suoi collaboratori riesce difficile pensare a una totale montatura. Come osservatori ci troviamo in mezzo tra il giudice che chiama il più famoso club italiano a rispondere e il presidente Agnelli, oggetto del provvedimento, che reagisce sdegnato e che subito indirizza e qualifica il processo come un mostro giuridico. Un percorso di ingiustizia già in partenza. Sappiamo già come andrà a finire."
E a proposito delle dichiarazioni di Agnelli in conferenza stampa e dei presunti poteri forti aggiunge: "Agnelli usa parole precise, molto mirate: limitarsi, inaccettabile, lettura parziale e preconcetta, non rispondente a logiche di giustizia, infangato, curiosi procedimenti sperimentali. Andrea Agnelli, pur dicendo che si sottoporrà a tutte le domande dell’inchiesta (è un suo dovere del resto, non è che ci siano altre soluzioni) ha chiaramente messo sull’allerta il popolo di Farsopoli che a undici anni da fatti ormai storicizzati e passati in giudicato è sempre pronto a partire per il fronte. E così l’inchiesta sportiva - auguro ad Agnelli di dimostrare la sua innocenza - è già infilata nel classico polverone, dove tutto diventa indistinguibile. E, come si dice, finisce in caciara. Vogliono fermare la Juve, il palazzo e così via. Spero che non ci mettano in mezzo anche i "poteri forti", perché non saprei tra quali altri possibili poteri ("deboli"?) inserire la Juve."
(Repubblica)
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