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Le è dispiaciuta l'uscita dall'Europa?
"Un po', ma nulla compromette la bellezza di questa stagione. Vediamo che succederà la prossima, anche se con questa nuova formula… A me non piacciono mai i cambiamenti, soprattutto quando metti mano a cose che hanno sempre funzionato. Pensiamo al pugilato: quando ha cominciato a dividersi tra sigle diverse è crollato l'interesse del pubblico.Quando ero piccolo era lo sport più seguito, ci si alzava di notte per gli incontri di Cassius Clay o di Benvenuti, Mazzinghi e Monzon. Ora non lo guarda quasi nessuno".
Come nasce la passione per l'Inter?
"Colpa, anzi merito, del collegio. Erano gli anni della grande Inter di Herrera, vincevamo tutto. Molti dei miei compagni erano tifosi nerazzurri e io, che avevo circa sei anni, li ho seguiti, nonostante il mio babbo fosse per la Fiorentina, che oggi è la mia seconda squadra. Ma l'Inter è l'Inter e la fede non si cambia. Fortunatamente io sono riuscito a trasmetterla ai miei tre figli, scherzando ripeto spesso che chi non tifa Inter non può sedere alla mia tavola. Il più scatenato? Matteo, è anche diventato amico di Bastoni. L'ho conosciuto, un bravissimo ragazzo e un grande giocatore. La scuola Atalanta, che si basa molto sulla tecnica, gli ha dato un gran piede".
Da interista ha potuto godere del Triplete, come ha vissuto l'esonero di Mourinho?
"Nel calcio moderno se le cose non funzionano a farne le spese sono sempre gli allenatori, non c'è da stupirsi. Ma Mou resta un grande uomo di calcio".
Il suo tecnico del cuore?
"Ora non posso che dire Inzaghi, ma ho ringraziato anche Conte quando ci ha portato a vincere il campionato. Da qualche anno l'Inter ha smesso di penare, dopo tanta palestra di sofferenza ci siamo un po' rifatti".
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